La penna e la piuma

 

In questo aeroporto ci siamo passati tutti.

Qui siamo tutti “nati” come piloti.

E’ qui che l’Aeronautica Militare ha allevato per decenni dei “pinguini”, ai quali piano piano sono cresciute prima le piume e poi le penne.

Ed oggi, dopo 46 anni dalla mia “nascita”, mi ritrovo dinanzi all’hangar del 207° Gruppo Volo del 70° Stormo di Latina, quello che ai miei tempi era la SVBIE, Scuola Volo Basico Iniziale ad Elica.

Alle mie spalle c’è la linea volo del T260-B, ridenominato e aggiornato dal precedente SF-260 e ricolorato da arancione a grigio.

Tutto il resto sembra identico a 46 anni fa: la Torre di Controllo, il CDA, la Cappella Aeroportuale, gli alloggi, il Circolo e la strada malconcia vicino ai campi da tennis.

E’ una meravigliosa mattinata di Ottobre: nel cielo azzurro non si intravede neanche una nuvola, il sole “picchia” piacevolmente ed una fresca brezza marina mi accarezza il viso.

Ma oggi è un giorno particolare.

I portali dell’hangar sono aperti.

Al suo interno un grande paracadute bianco, spiegato,  è appeso al soffitto: al di sotto è stato allestito un altare.

All’esterno dell’hangar sono già schierati il picchetto della Guardia d’onore e la Banda dell’Aeronautica, circondati da un mare di persone, in uniforme e in borghese, donne e uomini, più o meno giovani.

Nessuno parla.

Tutti aspettano l’arrivo del corteo funebre dalla camera ardente che da ieri è stata predisposta presso la Cappella Aeroportuale.

Pochi giorni fa è accaduto un gravissimo incidente aereo, nel corso del quale sono deceduti il Comandante di Stormo ed il  suo giovane allievo, alla undicesima missione.

Il più anziano ed il più giovane, il più esperto ed il meno esperto, il primo con le “penne” l’altro ancora con le piume.

Il passato, il presente ed il futuro dell’Aeronautica Militare.

Fra i presenti ci sono dei giovani allievi, colleghi di corso e di quello precedente.

Non posso non ritornare indietro nel tempo  quando, nel 1980, un allievo del corso successivo al mio ed il suo istruttore persero la vita in un similare incidente.

Mi rivedo negli occhi di quei ragazzini schierati, con la divisa ancora priva di aquile, distintivi e nastrini vari: solo il numero distintivo della classe, 1 o 2, cucito sui baveri, le stellette ed i bottoni “ad elle” sulle maniche della giacca.

Stessa uniforme, stessi sogni, stesse ansie, stesse preoccupazioni, stesse incertezze e timori, come i miei 46 anni fa.

Arrivano i feretri fra 2 ali di folla.

Non avrei voluto più vedere delle bare ricoperte dal tricolore, ma oggi non potevo mancare: i due caduti, sebbene sconosciuti, sono per me allo stesso tempo amici, fratelli, figli: in loro si riflette gran parte della mia stessa vita.

La cerimonia volge al termine.

E’ l’ora della Preghiera dell’Aviatore e del “Silenzio” intonato dal trombettiere.

I feretri escono dall’hangar portati a spalla da amici e colleghi degli scomparsi visibilmente commossi.

C’è un “silenzio assordante”, rotto da qualche singhiozzo.

E’ in quel momento che il buon Peppe, affianco a me, mi dice: “Guarda lì! Sembra un segnale”.

Una piccola piuma ed una penna “svolazzano” dondolando sospinte dalla brezza, fino ad appoggiarsi per terra.

Poi, un ulteriore alito di vento le fa  “ridecollare” per farle sparire alla nostra vista.

Qualcuno non crede ai “segnali”.

Io si.

La Cappella aeroportuale del 70° Stormo, sede della camera ardente
Gli Allievi del Primo Corso portano il feretro di Lorenzo
Il feretro del Generale di Brigata Aerea Simone Mettini (foto Aeronautica Militare)
Il feretro dell’Allievo Ufficiale pilota Lorenzo Nucheli (foto Aeronautica Militare)

(In memoria del Colonnello Simone Mettini e dell’Allievo Ufficiale pilota Lorenzo Nucheli)

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Una risposta a “La penna e la piuma”

  1. La penna è la piuma non smetteranno mai di essere sempre nei nostri cuori.
    Riposino In pace i nostri due uomini.

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