Il naufragio del piroscafo Oria

Mar Egeo, 12 febbraio 1944

79 anni fa avvenne il più grave disastro marittimo di sempre avvenuto nel mare Mediterraneo, che poche persone conoscono, perché fu “offuscato” dalle numerose tragedie occorse durante la II Guerra Mondiale.

Questo naufragio provocò tantissime vittime ed è avvenuto al largo delle coste di Capo Sounion in Grecia dove perirono oltre 4000 soldati italiani.

Il piroscafo Oria, salpò dal porto di Rodi, nel Dodecaneso Italiano, l’11 febbraio del 1944 con a bordo 4116 soldati italiani, prigionieri dei tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre. Erano diretti verso i campi di concentramento in Germania.

Colto di notte da una tempesta, si andò ad infrangere contro un isolotto, poco più di uno scoglio, capovolgendosi e spezzandosi in due. Dei prigionieri, stipati all’inverosimile nelle stive della nave mercantile (ed in condizioni similari a quelle degli ebrei diretti ai campi di sterminio dentro ai vagoni bestiame), se ne salvarono solo una trentina, perché sopravvissuti per 2 giorni, prima dell’arrivo dei soccorsi, in una piccola zona della prua del piroscafo rimasta fortunosamente emersa. I corpi di circa 250 vittime furono trascinati dai flutti nella spiaggia prospiciente per i mesi successivi e la popolazione greca del luogo, peraltro stremata dalla guerra e dalla carestia, provvide a seppellirli in fosse comuni. Gli altri rimasero e sono tutt’oggi lì, in fondo al mare, nonostante che nel 1955 le autorità elleniche decisero di smantellare il relitto per recuperarne solo il ferro.

Nonostante le testimonianze, la tragedia venne dimenticata fino al 1999, quando un sub greco, Aristotelis Zervoudis, individuò il luogo del disastro e dopo 2 anni di ricerche negli archivi di mezza Europa, ricostruì la vicenda.

Nel frattempo, ad uno dei familiari dei dispersi era venuta l’idea di creare il sito internet www.piroscafooria.it, per cercare non solo di far conoscere l’avvenimento ma, soprattutto, per rintracciare le famiglie dei dispersi e riunirli nella cosiddetta “Rete dei familiari”: ciò fu possibile anche grazie all’individuazione della cosiddetta “Lista d’Imbarco”, con nominativi degli sfortunati 4200 imbarcati.
Oggi le famiglie dei dispersi sono arrivate alla terza generazione e, considerando ogni grado di parentela, sono stimati in un numero che potrebbe superare le 150.000 unità.

Nel 2014, le autorità elleniche hanno edificato un monumento, nel tratto di costa prospiciente al luogo del disastro visitato anche dal Presidente Mattarella nel mese di settembre del 2017.

La “Rete dei familiari dei dispersi” è un consesso che ha l’obiettivo di rintracciare i discendenti delle vittime tutt’oggi ignari delle drammatiche circostanze e del luogo ove perì il loro congiunto. Con essa, ed in particolare con il suo fondatore, l’architetto Michele Ghirardelli di Bologna, il gen. Antonio Albanese ormai da anni collabora.


Il giorno 8 giugno 2019 si è tenuto un concerto commemorativo dedicato al mare, inteso nella sua accezione più drammatica, teatro di grandi tragedie e causa di immani eventi catastrofici. Il mare, visto dai compositori, dal 1700 a oggi, dove sono stati proposti alcuni tra i maggiori capolavori della storia della musica come “La Tempesta di Mare” di Antonio Vivaldi e “Tempesta” di Gioachino Rossini, seguiti da quattro prime esecuzioni assolute scritte per l’occasione.

In questa straordinaria cornice artistica, è stato presentato in esclusiva al pubblico il pregiatissimo brano “Sentire Alda”, composto da Vito Terribile sulle parole della Poesia Sentire scritta da una tra le più importanti poetesse del 900: Alda Merini, accompagnata dall’Orchestra di Flauti di Santa Cecilia.

Il Concerto si è concluso con una composizione molto nota del Titanic. In questo brano, la performance di un gran virtuoso del flauto irlandese, Emanuele Sassetti.

L’orchestra di Flauti di Santa Cecilia con percussioni, violoncello, contrabbassi (90 musicisti provenienti da Paesi di 5 continenti, di differenti culture e confessioni religiose), è stata diretta da Franz Albanese. Con loro hanno suonato i docenti del Conservatorio Aniello Pinto, oboe; Francesco Baldi, Francesco Leonardi, Eugenio Colombo, Deborah Kruzansky, Catia Longo, Pietro Romano, Massimiliano Ferrara, Roberto Cilona, Giovanna Grandi, Nadia Rossi, Monica Limongelli, Stella D’Armento.

Fonti

Video e interviste

- Redazione AG15 -

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