Historia de un amor

Piccola storia semiseria di un “su e giù”
…ma anche un pò “dentro e fuori”

di Antonio Toscano

Forse un giorno, forse un anno durerà

diceva la famosa canzone, cercando di rispondere ad un interrogativo misterioso sulla durata di un rapporto; il su e giù invece, era la metafora dell’ARS che veniva sballottato con verricello su posti per lo più “borderline”, scelti magari oculatamente ma con un poco di sadismo, all’occorrenza quando faceva freddo e di notte; ecco anche spiegato il “dentro e fuori”, per cercare di far durare la tortura dello scheletro il più a lungo possibile. Credo di aver reso l’idea.

Questa storia è un percorso, uno di quei percorsi della memoria dove sono presenti un sacco di cose per lo più piacevoli che potrebbero generare in qualcuno rammarico o rimpianti, ma non è così e non è questo lo scopo; è invece un tentativo di descrivere la miscela di cose che erano presenti nell’aria, dal 1979 al 1996 al 15° Stormo.


Iniziai la mia avventura con un “litigio”

La mia storia comincia con un litigio fra un capo molto assolutista, ma buono e paterno, ed un piccolo uomo che aveva tanta voglia di essere e di divenire.
Così nel dicembre del ‘79 comincia la mia storia con il 15° Stormo SAR, ma già venivo da una esperienza straordinaria come socio fondatore della specialità aerosoccorritori e prima ancora da un laboratorio-fucina chiamato 2° Ufficio del 4° Reparto SMA, dove si lavorava per lo sviluppo tecnico e la ricerca scientifica.

Il Capo del Reparto era uno tosto e severo; c’era gente di grande competenza, Bartolucci, Bernardini, Nenca, Colagiovanni, Meloni, Goldoni tanto per citarne alcuni che poi sono divenuti tra i generali più in vista e più prestigiosi dell’A.M..

Quando arrivai al 15° c’era il capo-macchiettista ed una squadra di giovani piloti che avevano la mia stessa voglia di essere e divenire ed un complesso di specialisti di grandissimo ordine che avevano una dedizione lavorativa fuori dal comune.

All’85° Gruppo c’erano già gli “inossidabili”, Berardo, Fabbri, Campi, Roda, Fischione, Generosi, già capi equipaggio, i quali erano i figli di Genovese e Gibilisco; c’era Mazzucco che era figlio di Onorati, una vera spina dorsale e la traccia del DNA su cui si sviluppò il futuro; c’era Aldo Iacoella che cantava sempre “Semo gente de borgata” e l’ “Ammiraglio” Lorenzoni; gente che già aveva esperienze di volo con i 47.J ed i vecchi elicotteri AB.204: i nati elicotteristi.

Gli specialisti dei Grumman erano transitati agli elicotteri ed avevano travasato nei giovani tutta la loro esperienza di volo e di manutenzione: la premiata ditta Bettanello & soci. Eravamo tutti nel vecchio hangar che fungeva da stormo-gruppo, tutti in locali un poco vetusti ma pieni di accoglienza umana e professionale, una meraviglia per chi aveva sognato da una vita di appartenerci e di esserci e poi c’era Carbone, un simpatico tifoso romanista che s’infiammava quando cera il derby e che era uno specialista di tutto rispetto, uno di quelli che sentiva il motore con l’orecchio!!!.

E’ difficile rappresentare una storia, perché la storia non è sempre coltivata come una scienza esatta; infatti gli storici non sono scienziati e quindi non vengono considerati al pari dei medici o dei fisici, eppure loro hanno la precisa disciplina-passione, quella di saper testimoniare il passato, per conoscere meglio e leggere il presente; purtroppo non apprezzati come categoria umana assai contributiva, anche se a volte la loro rappresentazione dei fatti è piuttosto personalizzata, come in questo caso.

Cerco quindi di rappresentare i fatti con un certo ordine, soffermandomi su episodi e su personaggi, con l’intento di trasmettere innanzitutto l’atmosfera che regnava, che è il cosa si respirava, l’elemento indispensabile per lo sviluppo della vita.


La storia è fondamentale per capire…

La storia è fondamentale per capire come si è in questo momento, da dove viene il tessuto, la forgia, le fondamenta; com’è oggi lo si può capire solo leggendo la storia che non è, si badi bene, una serie consequenziale di avvenimenti, ma precise volontà di indirizzare il proprio sviluppo; in sostanza ognuno è artefice di quanto ottiene.

Oggi non si potrebbero fare le cose che si fanno, se ieri non si fosse costruito con le motivazioni di fondo e le volontà individuali di quel momento, ma prima ci vuole l’aria, l’atmosfera adatta.

Il 15° Stormo aveva uomini, macchine, idee percorribili, una certa audacia, ma innanzitutto un patrimonio inestimabile:
Gli uomini che sapevano vivere insieme ogni istante.
Il loro “insieme” era un vera strategia di sviluppo: coniugare sempre gli uomini con i mezzi ed i loro avvenimenti.


Non si diceva “io al 15°”
ma si usava dire ‘Noi al 15°


Ustica:

Venne la grave crisi a seguito dell’incidente dell’Itavia dove gli equipaggi volarono senza sosta, senza risparmiarsi; c’era sempre un elicottero in volo sulla zona dell’incidente perché i cambi, su ricerche di 4 ore, avvenivano nella zona interessata.


Lunghe ricerche per avvistare in mare anche una balena intrecciata in un’enorme rete di colore rosso: ci abbassammo per vedere meglio e la balena soffiò un enorme getto d’acqua, mentre Ciccio Latini gustava un gelatino che aveva tratto da una sua riserva misteriosa.
Siamo stati pure accusati di non aver fatto il nostro dovere, uno strascico giudiziario che per molto tempo non ha giovato a nessuno!!!


Volammo di giorno e di notte,
senza soste nè tempi morti


Con noi sempre due giornalisti “aficionados” Nodari e Passarelli che documentavano all’opinione pubblica quello che si faceva in nome e per conto della comunità nazionale.

 

 

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