COMUNICAZIONI T/B/T/

– di Mario Sorino –

Mix 915: Ciampino buongiorno, la missione 915

TWR: Buongiorno missione 915. Avanti

Mix 915: La missione 915 un HH3F navigazione VFR destinazione Rimini come da piano di volo.

TWR: Rullate per pista 15 il QNH è 998

Mix 915: Copiato. La missione 915 rulla per punto attesa 15

Pilota:
“Fermiamoci a metà pista e chiediamo l’ingresso dalla bretella prospicente la Torre di Controllo”

Copilota:  “OK”

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NON MOLLARE MAI

 Qualche anno fa pubblicammo la storia “Non mollare mai” che descrive le operazioni di ricerca e soccorso di un paio di naufraghi a largo di Ponza. Alcuni giorni orsono uno dei due, Sebastiano Rech Morassutti, ha inviato una lettera con la descrizione della fine della storia: quella del ritrovamento e recupero della zattera di salvataggio. Pubblichiamo nuovamente la storia ed, a seguire, la lettera.

NON MOLLARE MAI

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Il ritorno de: “La storia del 15°”

– di Francesco SANTAMARIA –

     Non sembrava vero, dopo decenni in cui lo Stormo era stato “ospite” di altri Reparti, che finalmente il 15° avesse una propria sede esclusiva ed operativa presso l’Aeroporto di Pisignano di Cervia.
Quel 5 ottobre del 2010 avevamo finalmente ottenuto la dignità che ci spettava e che ci eravamo guadagnati in decenni di gloriosa attività, sia in Patria, sia all’estero.

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SIKORSKY HH3F – Only God has saved more lives

     Ho volato con Claudio Campi un discreto numero di missioni, anche perché è stato uno dei principali istruttori dello Stormo concludendo la sua attività di volo con ben 10.000 ore all’attivo. Con lui Capo Equipaggio ho volato la prima settimana del terremoto dell’Irpinia poi, trascorrendo il tempo e progredendo io in carriera più di lui che ha iniziato come Sottufficiale per terminare con il grado di Colonnello, mi sono trovate ad essere io il Capo Equipaggio e lui il mio secondo.

Nel 1984, il Col. Pastorino come Comandante di Stormo, mi trovai a “montare” d’allarme – come si dice in gergo –  proprio con Campi. Evidentemente era un periodo in cui scarseggiavano i secondi, visto che si montava d’allarme in due Capi Equipaggio. La giornata si prospettava abbastanza tranquilla; le condimeteo erano discrete, mentre nei giorni precedenti non erano state delle migliori.

Al suono della campanella d’allarme ci rechiamo in sala operativa per acquisire i dati della missione. Oggetto del soccorso una imbarcazione a vela di circa 15 metri di lunghezza con il timone in avaria. A bordo due persone, marito e moglie, di nazionalità svedese. Condimeteo: cielo parzialmente nuvoloso e mare forza 4/5 con vento sferzante, comunicazioni radio su frequenza HF con Roma Radio, una stazione delle Poste in contatto con l’imbarcazione, poi sul canale 16 delle frequenza UHF marine. Valuto la situazione: ci sarà bisogno di buona manualità nel caso ci sia da effettuare il recupero con verricello ed una sufficiente padronanza dell’inglese per colloquiare con l’imbarcazione. Il Capo Equipaggio dovrà gestire la manualità della missione ed il secondo le comunicazioni radio ed il coordinamento con gli Enti interessati. Il Capo Equipaggio sono io ed il secondo Claudio Campi, ma le peculiarità necessarie per la missione sono invertite, dei due chi ha la maggiore manualità è sicuramente lui e chi può gestire le comunicazioni in inglese sono io. Quindi decido di invertire le posizioni a bordo, Claudio siederà al posto del Capo Equipaggio ed io a quello del secondo.

Molto prima dei fatidici 30’ imposti per decollare dall’attivazione dell’allarme siamo in volo e dirigiamo verso la posizione stimata dell’imbarcazione, fra il Circeo e Ponza. Non impieghiamo molto ad individuarla. Il cielo è frastagliato di nuvole bianche e non piove, ma il mare è veramente agitato. La barca è una mono albero che oscilla paurosamente, completamente in balia delle onde. Gli ampi movimenti dell’albero lo rendono simile ad una frusta che sferza l’aria. In queste condizioni il recupero non è possibile perché l’albero andrebbe ad interferire con il cavo del verricello. Siamo stati avvistai che dal porto di Anzio è partito un rimorchiatore per effettuare il soccorso e traino dell’imbarcazione in avaria. Contatto il rimorchiatore e gli fornisco la posizione dell’imbarcazione, inoltre chiedo quando stima di raggiungere la zona, nel frattempo noi orbiteremo mantenendo sotto controllo la situazione pronti ad intervenire se necessario. La risposta del rimorchiatore ci lascia di stucco. Ha un motore in avaria, procede a velocità ridotta e stima di giungere in zona ben oltre il termine della nostra autonomia.

A questo punto dobbiamo procedere con il recupero che non può essere assolutamente effettuato da bordo dell’imbarcazione. Dovranno abbandonarla. Comunico la decisione ai coniugi dicendogli che dovranno imbarcarsi sul battello di emergenza che hanno a bordo e che vedo già pronto a poppa. Calano il battello e si imbarcano su di esso, però la situazione non migliora perché il canotto è ancorato all’imbarcazione e quindi resta affiancato ad essa. In pratica si trova nella stessa area in cui imperversa l’albero con le sue violente ed ampieoscillazioni. Gli dico che devono tagliare la cima ed allontanarsi dall’imbarcazione perché si posa effettuare il recupero. Vedo che l’uomo incomincia a recuperare la cima per avvicinarsi alla scaletta. Vuole tornare a bordo. Appena si avvicina alla scaletta questa viene sbalzata in alto da un onda e ricade violentemente sull’uomo. Oddio!! Ho paura che si sia fatto molto male, invece lo vedo arrampicarsi sulla scaletta e risalire a bordo. Ne riscende subito dopo e taglia la cima. Era senza coltello ed è risalito e prenderne uno!

Finalmente il battello si allontana dall’imbarcazione e possiamo procedere al recupero, però notiamo che l’uomo non indossa il giubbotto di salvataggio. Evidentemente ne hanno uno solo, quello che è stato indossato dalla donna. Claudio è impegnato ai comandi di volo, io controllo strumenti e speed selectors e dietro si apprestano al recupero. Ai comandi del verricello Mario Catini, mentre l’Aerosoccorritore è Mario Russo. Per chi non ha avuto il piacere di volare con questi due galantuomini è d’uopo qualche spiegazione. Mario Catini è un fantastico e brillante sottufficiale noto per la sua calma, la grande operosità e la battuta tagliente. La descrizione delle concitate fasi del recupero con mare forza 4 e le indispensabili indicazioni da dare al pilota giungono alle nostre orecchie con la voce di Mario che con calma, e direi anche flemma, sembra stia descrivendo come avviene il versamento del caffè dalla caffettiera alla tazzina. Mario Russo è un aerosoccorritore non più in giovane età e, come ha sempre detto il grande Totò, così sgraziato in acqua che nessuno direbbe essere in grado di fare l’aerosoccorritore. Noi ai comandi sappiamo che dietro operano due fra i migliori professionisti dello Stormo.

Mario incomincia a descrivere le fasi del recupero.

Sto calando Mario con il verricello”

“La discesa è buona e costante”

“Mario sta toccando l’acqua. Eccolo è in acqua.”

“Sta nuotando verso il battello e lo raggiunge”

“Ecco che ha scatavoltato l’uomo in acqua e gli ha assicurato la ciambella”

“Li tiro su, salgono bene senza oscillazioni, sono prossimi alla porta

A questo punto vedo la luce del MASTER CAUTION che si accende. Vado con gli occhi al pannello delle luci d’allarme e vedo quella del generatore nr. 1 accesa. Controllo la procedura da seguire, provo a resettare il generatore, ma non riprende a funzionare.

Per non preoccupare l’equipaggio evito di comunicare l’avaria. Tocco il braccio di Claudio e gli indico la luce accesa e l’avaria, lui mi fa cenno con la testa di aver capito. Non è un’avaria che comprometta il volo, c’è in funzione l’altro generatore, però è consigliato rientrare in aeroporto al più presto.

Nel frattempo il primo naufrago è stato  recuperato.
La voce monotòna di Mario continua.

L’uomo è a bordo” “Mario (Russo) sta prendendo fiato

Intervengo io, il terzo Mario dei tre, dicendo “Mario, butta giù Mario

Sta riprendendo le forze

Insisto: “Mario butta giù Mario

Non posso deve riprendere fiato

Mario, butta giù Mario abbiamo perso un generatore

Lo sto buttando giù

La circostanza che mi ha sempre appassionato e divertito da morire, nel ricordare questo evento, è il tono, piatto, monotòno e calmo con cui il dialogo si svolse e nel quale l’unico che si trovò nel mezzo, inconsapevole del tutto, fu il povero Mario Russo praticamente buttato fuori dall’elicottero ancora con il fiatone per il considerevole sforzo compiuto.

Il recupero della donna, se pur complesso, avvenne senza ulteriori problemi e portammo i naufraghi e l’elicottero a Ciampino.

Il rimorchiatore raggiunse l’imbarcazione grazie alle indicazioni sulla posizione che noi gli avevamo fornito e ricoverò nel porto di Anzio.

I naufraghi furono fra i pochi, che io ricordi, che si ricordarono di ringraziare anche qualche giorno dopo inviando una loro cartolina.

Fiùùù, Firifiùùù

Mario Sorino

POSILLIPO LORAN (Naufragio – 1988)

– di Bruno Romanini –

   La sera del 17 dicembre 1988 il telegiornale delle 20:00 annunciava  la richiesta di aiuto ed il probabile  affondamento di una imbarcazione nel golfo di Napoli.

Per gli operatori del  Soccorso Aereo questa notizia  significava che,  una volta confermata la disgrazia ed in caso negativo dei primi soccorsi, cosa molto probabile date le pessime condizioni meteo marine di quella sera, di li a breve sarebbero scattate le operazioni di ricerca dei dispersi.

Nella notte venimmo allertati e “taskati” per la missione: alle prime luci dell’alba avremmo dovuto iniziare le ricerche nel  golfo di Napoli .

Lo scopo della ricerca era una imbarcazione bianca di 9 metri con 4 persone a bordo, 3 uomini ed una donna. L’imbarcazione era una unità di ricerca dell’università di Napoli, di nome POSILLIPO LORAN.

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NOI FUMMO I PRIMI

di Mario Sorino


Dedico questo mio scritto ad un manipolo di coraggiosi ragazzi, piloti e specialisti, che ebbero la fortuna e l’ardimento di buttarsi a capofitto in una meravigliosa avventura che stava per nascere. Uno di questi ragazzi ora comanda lo Stormo e gli altri si sono fatti valere in ogni dove.

Bravi!!!

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Cari amici

di Carla Angelucci


Cari Amici,
è un po’ tardi e non è da molto che sono rientrata a casa, ma voglio assolutamente condividere con voi le sensazioni e le emozioni di una giornata decisamente intensa. Oggi ho trascorso tutta la giornata nella Sala Operativa del 72° Stormo di Frosinone dove, in coordinamento con il BOC e l’Unità di Crisi, abbiamo gestito varie missioni che operavano nella zona ed utilizzavano l’aeroporto di Frosinone come punto per il rifornimento carburante, per lo sbarco feriti e l’imbarco di personale specializzato. Probabilmente la cosa vi farà sorridere poiché le emergenze che siete soliti fronteggiare sono ben più serie e reali, però per me questa è stata la prima esperienza ed è stata importante.

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