Stemmi Alati Ritornano

I distintivi di reparto del 15° Stormo

– di Giacomo De Ponti –

 

     Come per molti reparti dell’Aeronautica, anche il distintivo del 15° Stormo ha subito, dalla sua nascita ad oggi, un’evoluzione conseguente alle diverse specialità nelle quali lo Stormo ha operato. Per cercare di tracciare la sua storia è necessario fissare i passaggi significativi della vita del 15° Stormo, vita che ha attraversato tre distinte specialità:

  • dalla sua costituzione, il 1° giugno 1931 (1), al 10 febbraio 1942 fu Stormo Bombardamento Diurno poi Stormo Bombardamento Terrestre (B.T.); la determinazione del distintivo di Stormo nella parte iniziale ed intermedia di questo periodo è incerta, mentre la fase finale è certa, quando lo Stormo era inquadrato nella 9ª Brigata “Leone” (2) ;
  • dall’8 maggio 1942 al 8 settembre 1943, data del suo scioglimento, fu Stormo da Combattimento e (dal 1 settembre 1942) Stormo Assalto; l’evoluzione del distintivo di Stormo in questo periodo è certa;
  • dalla sua ricostituzione, il 1° ottobre 1965, ad oggi è Stormo Soccorso Aereo (SAR e CSAR); anche in questo caso l’evoluzione del distintivo di Stormo in questo periodo è certa.

     Quella che segue è una ricostruzione dei passaggi subiti del distintivo del 15° Stormo, da considerare possibili e probabili quando la documentazione di appoggio non ha datazione né indicazione di provenienza, certi, soprattutto quelli riferiti al recente passato, quando rilevati da fatti, documenti ed avvenimenti noti.

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Buona Lettura

Gruppo o Centro?

– di Mario Sorino –

     Il nostro glorioso 15° Stormo si approssima a vivere una delle tappe epocali della sua vita: il trasferimento da Pratica di Mare a Cervia. Si tratta del secondo spostamento in pochi anni, che segue quello da Ciampino a Pratica di Mare. Dal punto di vista del notevole impegno logistico non credo che cambi molto spostarsi di 30 oppure di 380 KM, ma un conto è muoversi nell’area della Capitale, un altro è cambiare del tutto regione, latitudine e condizioni meteorologiche generali. Sarà comunque la prima volta che lo Stormo potrà avere una sede tutta sua e questo non è fatto di poco conto. Leggi tutto “Gruppo o Centro?”

C’ero anch’io

“C’eravamo anche noi…”

Così cominciavano le storie che da giovane neo assegnato al 15° Stormo mi ritrovavo a leggere e trascrivere nelle pagine di quello che sarebbe diventato il “Nec in somno quies. Volume II” e con queste stesse parole mi ritrovo a cominciare questa storia. Leggi tutto “C’ero anch’io”

Sfide Assai Rischiose


Il Capitano Giovanni Masoero e la beffa alla caccia

– di G. De Ponti –

   La pericolosa avventura occorsa al Capitano Giovanni Masoero, pilota della 21^ Squadriglia – 46° Gruppo (1), in quella terribile fornace di macchine e di uomini che era l’Africa Settentrionale del 1940, si mostra particolarmente interessante perché è una delle poche storie di guerra della quale abbiamo testimonianza da parte di entrambi gli attori di quei tempi: le memorie di guerra del Cap. Ernesto Romagna Manoja, anch’egli appartenente al 15° Stormo ci narrano in modo sanguigno, drammatico, l’azione e l’arguzia del nostro di fronte ad un avversario onnipresente e sempre superiore nel numero, dall’altra, un fortunato ritrovamento ci porta il rapporto preciso dell’unità inglese che quel giorno si vide “buggerata” (e lo riconobbe), da un atto di estrema, pericolosa audacia. Ciò che segue è la narrazione di quei fatti, esattamente tratta dai documenti originali in italiano ed in inglese.

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Cronaca di un abbraccio

Ore 04.30 la sala VIP del terminal aeronautico di Ciampino è già piena; imbarco sul B.767 per Brindisi; non mancano all’appello quanti furono coinvolti a vario titolo e noi di Gente del Quindicesimo che vantiamo elementi di qualità, ma Sergione Ivaldi (meglio conosciuto come il nonno, ma figlio eletto successore di Votantonio Berardo) mi impressiona perché al petto porta altro distintivo di Reparto.

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“I caduti di creola di Saccolongo: ……..dal di dentro”

Dal di dentro…………

Può sembrare strano, ma non è facile ed agevole ricordare. Nel senso che andare indietro nel tempo, molto indietro, parliamo dell’ottobre 1977, per far emergere quello che si vuole dimenticare, perché incarnato come evento negativo, non aiuta a ricordare. Ma alcune volte, se richiesto e per far rivivere chi ha fatto parte di noi e della nostra storia, bisogna ed è necessario ricordare.

Allora tuffiamoci, pur sapendo di rivivere un passato doloroso.

Ci eravamo incontrati, io e Michele Grande, nei pressi della stazione di Napoli. Io proveniente da Gorizia, dove ero a fare il servizio di leva nell’Esercito come Caporale Allievo Sergente, e Michele proveniente da Cavallino, in provincia di Lecce.

Quando due leccesi si incontrano, vuoi per l’accento dialettale, vuoi per ragioni misteriose, capiscono di essere entrambi “poppati” e familiarizzano subito. Da quel momento siamo stati insieme, facenti parte dell’82° Corso AUPC “Ghibli”, oltre che in Accademia, alla scuola di Galatina, a Latina e Frosinone.

Finito l’iter addestrativo nelle scuole abbiamo continuato a stare insieme, prima a Pratica di Mare, poi al 15° Stormo per essere quindi destinati al 3° Distaccamento SAR di Grottaglie. In tutte queste fasi abbiamo condiviso la stessa cameretta e le stesse aspirazioni

Fu caratteristico il nostro arrivo a Grottaglie. Il telegramma di trasferimento metteva in risalto la prossima assegnazione dei Sottotenenti Piloti Grande e Tempesta.
Chi ha avuto o ha la fortuna di volare in equipaggio comprende come si familiarizza e si diventa amici con tutti i componenti, pur nell’assoluto rispetto delle ben distinte funzioni e responsabilità. Quando poi si opera con un fine comune e nobile come il nostro, le diverse professionalità che compongono un equipaggio SAR si fondono e si armonizzano per il raggiungimento dell’obiettivo.

Non è difficile, quindi, comprendere che quando il M.llo EMB Benito Stasi, il Sergente EMB Francesco Santoruvo ed il Sergente sommozzatore (allora lo erano) Salvatore Pinto, vennero contattati dal Cap. Grande per un volo addestrativo Grottaglie-Vicenza con AB204, risposero con entusiasmo, sia per provare qualcosa di diverso, in quanto a quel tempo era proprio inusuale fare una navigazione al nord, vista la tipologia del vettore, limitato al breve raggio, sia perché uscire in gruppo rappresentava un diversivo e cosa interessante e stimolante nello stesso tempo.

L’equipaggio così composto partì, il 18 ottobre 1977, con molto entusiasmo alla volta di Vicenza.
In quel periodo noi del 3° Distaccamento SAR venivamo chiamati per prestare assistenza al Poligono di Punta della Contessa di Brindisi ai velivoli nazionali e NATO che effettuavano esercitazioni di attacco aria-suolo.

Ricordo come fosse ieri. Era il 20 ottobre 1977 ed io, con il mio AB204, lo specialista ed il sommozzatore, ero a Punta della Contessa. Terminata l’assistenza decollai, alle ore 11.10, per rientrare a Grottaglie, dove sarei giunto dopo circa 20’ di volo.
Per chi ricorda, a Grottaglie l’elicottero veniva parcheggiato di fronte all’ingresso dell’hangar del Distaccamento e generalmente ad ogni rientro dal volo si veniva accolti dal personale specialista per le operazioni di parcheggio e successivo rifornimento.

Ma quel giorno fu diverso.
Una volta al parcheggio, spento il motore e fermato il rotore, scendemmo dall’elicottero senza che nessuno ci fosse venuto incontro. E man mano che noi dell’equipaggio ci inoltravamo all’interno dell’hangar incontravamo persone con le espressioni più diverse. Ci osservavano con sguardi allucinati, timorosi di avvicinarsi a noi.

Non c’era l’allegria di sempre, della consueta accoglienza, del ben tornato a casa.
Timidamente un Maresciallo, un certo Stifanelli, con gli occhi arrossati dal pianto, ci venne incontro dicendo che ci avevano dati per morti, visto che era accaduto un incidente ad un elicottero del Distaccamento SAR e l’equipaggio risultava deceduto.

Non si sa mai, in quei momenti, qual è il confine, se ridere o piangere, se credere ad una beffa, oppure ad un evento tremendamente vero.
La nostra reazione fu quella di fare gli opportuni scongiuri e protestare dicendo che certi scherzi non andavano fatti.

Ma non era uno scherzo.
L’elicottero del Cap. Michele Grande, con le taniche supplementari piene di carburante, era decollato da Vicenza alle ore 11.22, due minuti dopo il mio decollo da Punta della Contessa, e 7’30’’ dopo impattava il suolo in località Creola di Saccolongo, fra una Chiesa ed una Scuola Materna.

Nell’impatto  l’elicottero esplodeva, causando il decesso dell’equipaggio.
Equipaggio composto non più da quattro persone, ma da cinque. Nel volo di rientro si era aggiunto il M.llo infermiere Alfredo Miccoli, in forza all’Infermeria dell’Aeroporto di Grottaglie.
La quasi coincidenza dell’orario di decollo delle due missioni aveva fatto credere al personale di Grottaglie che l’elicottero incidentato fosse quello decollato da Punta della Contessa, cioè il mio.

Il resto è storia del poi.

Il Parroco della Chiesa di Creola si è sempre prodigato per far rivivere la memoria di quell’equipaggio, caduto molto prossimo alla scuola materna, con una sicura strage evitata.

Il Distaccamento SAR prima e l’84° Centro SAR dopo, con i loro uomini, hanno sempre onorato ed ancora onorano il ricordo, attraverso una numerosa presenza annuale di personale in occasione del ricordo dell’anniversario che si svolge presso il cippo, che raffigura un troncone di coda dell’AB204, voluto e realizzato dal Distaccamento.

Il 15° Stormo ha fatto proprio l’evento ed i Comandanti che si sono succeduti hanno sempre rispettato ed onorato l’evento con la loro testimonianza e presenza.

Rimane lo strazio nei familiari, il ricordo struggente di chi ha conosciuto l’equipaggio, il monito alle future generazioni di aviatori.

Tante volte

di Antonio Berardo

     Tante volte, nella mia vita di pilota, la sera andando a letto ho pensato: anche oggi ho portato a casa “lo scheletro“, per usare un termine a me tanto caro perché lo usava spesso il mio maestro di vita, Armando Genovese detto Rico (un giorno vi dirò la ragione di questo soprannome), valoroso pilota dell’ultima guerra. Poche furono le volte in cui il mio “scheletro“ tornò a riposare nel proprio letto per capacità personali. Molte furono, invece, le volte in cui il buon Dio, per i credenti, o la fortuna (fra i soldati si usa un termine più colorito), mi ha permesso di riabbracciare i miei cari.

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Campo di Colza

DI LUIGI MARTIGNONI

La colza è una pianta che, una volta cresciuta, diventa alta fino a due metri.
Camminare in un campo di colza, a Luglio, quando questa pianta ha prodotto tutti i suoi piccoli semi, grandi come granelli di pepe, risulta un’impresa abbastanza difficoltosa…

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Viaggio n° 1944 – Tempo e spazio. Gli assiomi

di Antonio Toscano

Il cosiddetto periodo considerato è solo per gli storici esigenti, che hanno sempre bisogno di soddisfare la loro maniacalità.
Il cantico dell’avventura è quello che non ha data, non ha inizio nè fine, è imprecisato nel tempo e forse nello spazio.
É a volte nebuloso, perché generato da impulsi onirici ed a volte è chiaro e limpido come qualcosa che è appena trascorsa.
Tutti i viaggiatori spazio-temporali devono sempre rendere omaggio a qualcuno, è l’usanza; un viaggiatore che s’appresta a navigare in una comunità di aeronauti, non può non dedicare un pensiero ad Antoine De Saint-Exupéry, il pilota-poeta, che “cadde dolcemente come cade un albero”, inghiottito dal mistero, un modo che rimanda allo spirito ed all’arcano: continuare a vivere e volare, passando da una stella ad un’altra, come dice nel Piccolo Principe.

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