“I caduti di creola di Saccolongo: ……..dal di dentro”

Dal di dentro…………

Può sembrare strano, ma non è facile ed agevole ricordare. Nel senso che andare indietro nel tempo, molto indietro, parliamo dell’ottobre 1977, per far emergere quello che si vuole dimenticare, perché incarnato come evento negativo, non aiuta a ricordare. Ma alcune volte, se richiesto e per far rivivere chi ha fatto parte di noi e della nostra storia, bisogna ed è necessario ricordare.

Allora tuffiamoci, pur sapendo di rivivere un passato doloroso.

Ci eravamo incontrati, io e Michele Grande, nei pressi della stazione di Napoli. Io proveniente da Gorizia, dove ero a fare il servizio di leva nell’Esercito come Caporale Allievo Sergente, e Michele proveniente da Cavallino, in provincia di Lecce.

Quando due leccesi si incontrano, vuoi per l’accento dialettale, vuoi per ragioni misteriose, capiscono di essere entrambi “poppati” e familiarizzano subito. Da quel momento siamo stati insieme, facenti parte dell’82° Corso AUPC “Ghibli”, oltre che in Accademia, alla scuola di Galatina, a Latina e Frosinone.

Finito l’iter addestrativo nelle scuole abbiamo continuato a stare insieme, prima a Pratica di Mare, poi al 15° Stormo per essere quindi destinati al 3° Distaccamento SAR di Grottaglie. In tutte queste fasi abbiamo condiviso la stessa cameretta e le stesse aspirazioni

Fu caratteristico il nostro arrivo a Grottaglie. Il telegramma di trasferimento metteva in risalto la prossima assegnazione dei Sottotenenti Piloti Grande e Tempesta.
Chi ha avuto o ha la fortuna di volare in equipaggio comprende come si familiarizza e si diventa amici con tutti i componenti, pur nell’assoluto rispetto delle ben distinte funzioni e responsabilità. Quando poi si opera con un fine comune e nobile come il nostro, le diverse professionalità che compongono un equipaggio SAR si fondono e si armonizzano per il raggiungimento dell’obiettivo.

Non è difficile, quindi, comprendere che quando il M.llo EMB Benito Stasi, il Sergente EMB Francesco Santoruvo ed il Sergente sommozzatore (allora lo erano) Salvatore Pinto, vennero contattati dal Cap. Grande per un volo addestrativo Grottaglie-Vicenza con AB204, risposero con entusiasmo, sia per provare qualcosa di diverso, in quanto a quel tempo era proprio inusuale fare una navigazione al nord, vista la tipologia del vettore, limitato al breve raggio, sia perché uscire in gruppo rappresentava un diversivo e cosa interessante e stimolante nello stesso tempo.

L’equipaggio così composto partì, il 18 ottobre 1977, con molto entusiasmo alla volta di Vicenza.
In quel periodo noi del 3° Distaccamento SAR venivamo chiamati per prestare assistenza al Poligono di Punta della Contessa di Brindisi ai velivoli nazionali e NATO che effettuavano esercitazioni di attacco aria-suolo.

Ricordo come fosse ieri. Era il 20 ottobre 1977 ed io, con il mio AB204, lo specialista ed il sommozzatore, ero a Punta della Contessa. Terminata l’assistenza decollai, alle ore 11.10, per rientrare a Grottaglie, dove sarei giunto dopo circa 20’ di volo.
Per chi ricorda, a Grottaglie l’elicottero veniva parcheggiato di fronte all’ingresso dell’hangar del Distaccamento e generalmente ad ogni rientro dal volo si veniva accolti dal personale specialista per le operazioni di parcheggio e successivo rifornimento.

Ma quel giorno fu diverso.
Una volta al parcheggio, spento il motore e fermato il rotore, scendemmo dall’elicottero senza che nessuno ci fosse venuto incontro. E man mano che noi dell’equipaggio ci inoltravamo all’interno dell’hangar incontravamo persone con le espressioni più diverse. Ci osservavano con sguardi allucinati, timorosi di avvicinarsi a noi.

Non c’era l’allegria di sempre, della consueta accoglienza, del ben tornato a casa.
Timidamente un Maresciallo, un certo Stifanelli, con gli occhi arrossati dal pianto, ci venne incontro dicendo che ci avevano dati per morti, visto che era accaduto un incidente ad un elicottero del Distaccamento SAR e l’equipaggio risultava deceduto.

Non si sa mai, in quei momenti, qual è il confine, se ridere o piangere, se credere ad una beffa, oppure ad un evento tremendamente vero.
La nostra reazione fu quella di fare gli opportuni scongiuri e protestare dicendo che certi scherzi non andavano fatti.

Ma non era uno scherzo.
L’elicottero del Cap. Michele Grande, con le taniche supplementari piene di carburante, era decollato da Vicenza alle ore 11.22, due minuti dopo il mio decollo da Punta della Contessa, e 7’30’’ dopo impattava il suolo in località Creola di Saccolongo, fra una Chiesa ed una Scuola Materna.

Nell’impatto  l’elicottero esplodeva, causando il decesso dell’equipaggio.
Equipaggio composto non più da quattro persone, ma da cinque. Nel volo di rientro si era aggiunto il M.llo infermiere Alfredo Miccoli, in forza all’Infermeria dell’Aeroporto di Grottaglie.
La quasi coincidenza dell’orario di decollo delle due missioni aveva fatto credere al personale di Grottaglie che l’elicottero incidentato fosse quello decollato da Punta della Contessa, cioè il mio.

Il resto è storia del poi.

Il Parroco della Chiesa di Creola si è sempre prodigato per far rivivere la memoria di quell’equipaggio, caduto molto prossimo alla scuola materna, con una sicura strage evitata.

Il Distaccamento SAR prima e l’84° Centro SAR dopo, con i loro uomini, hanno sempre onorato ed ancora onorano il ricordo, attraverso una numerosa presenza annuale di personale in occasione del ricordo dell’anniversario che si svolge presso il cippo, che raffigura un troncone di coda dell’AB204, voluto e realizzato dal Distaccamento.

Il 15° Stormo ha fatto proprio l’evento ed i Comandanti che si sono succeduti hanno sempre rispettato ed onorato l’evento con la loro testimonianza e presenza.

Rimane lo strazio nei familiari, il ricordo struggente di chi ha conosciuto l’equipaggio, il monito alle future generazioni di aviatori.

Tante volte

di Antonio Berardo

     Tante volte, nella mia vita di pilota, la sera andando a letto ho pensato: anche oggi ho portato a casa “lo scheletro“, per usare un termine a me tanto caro perché lo usava spesso il mio maestro di vita, Armando Genovese detto Rico (un giorno vi dirò la ragione di questo soprannome), valoroso pilota dell’ultima guerra. Poche furono le volte in cui il mio “scheletro“ tornò a riposare nel proprio letto per capacità personali. Molte furono, invece, le volte in cui il buon Dio, per i credenti, o la fortuna (fra i soldati si usa un termine più colorito), mi ha permesso di riabbracciare i miei cari.

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Campo di Colza

DI LUIGI MARTIGNONI

La colza è una pianta che, una volta cresciuta, diventa alta fino a due metri.
Camminare in un campo di colza, a Luglio, quando questa pianta ha prodotto tutti i suoi piccoli semi, grandi come granelli di pepe, risulta un’impresa abbastanza difficoltosa…

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Viaggio n° 1944 – Tempo e spazio. Gli assiomi

di Antonio Toscano

Il cosiddetto periodo considerato è solo per gli storici esigenti, che hanno sempre bisogno di soddisfare la loro maniacalità.
Il cantico dell’avventura è quello che non ha data, non ha inizio nè fine, è imprecisato nel tempo e forse nello spazio.
É a volte nebuloso, perché generato da impulsi onirici ed a volte è chiaro e limpido come qualcosa che è appena trascorsa.
Tutti i viaggiatori spazio-temporali devono sempre rendere omaggio a qualcuno, è l’usanza; un viaggiatore che s’appresta a navigare in una comunità di aeronauti, non può non dedicare un pensiero ad Antoine De Saint-Exupéry, il pilota-poeta, che “cadde dolcemente come cade un albero”, inghiottito dal mistero, un modo che rimanda allo spirito ed all’arcano: continuare a vivere e volare, passando da una stella ad un’altra, come dice nel Piccolo Principe.

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ACCIDENT EXPRESS N° 19

OSSIA……………….I SEIORISTI

di Antonio Toscano

Questa è una di quelle buone; una delle tante vicende di volo parossistiche, forse inascoltabili, perché ha una prosa che è spesso poca attinente al linguaggio interfonico tra pilota e specialista; ma è ineludibile scriverne la vicenda per i suoi contenuti accidentali.
Epopea dell’AB.204, elicottero monomotore, bipala, quasi al termine della propria vita operativa; spesso dava certi problemi che solo la perizia e l’esperienza dei piloti riusciva a non incrementare il numero degli incidenti gravi. Ogni tanto s’affacciava anche l’esigenza per un alto grado dell’A.M. di fare una ripresa volo, oppure fare delle ore di volo semestrali, abilitazioni, ecc..
Al 15° giunse un sig. Generale per una ripresa voli su AB.204. Elicottero con istruttore ed equipaggio schierati, stretta di mano e tutti a bordo, per un volo in montagna.
Per tale esigenza era prevista la presenza di un solo specialista, oltre che del pilota istruttore incaricato.

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SIM… SALA… BIMM

di Antonio Toscano

Ovvero rivisitazione ciclica e periodica dei concetti chiave (come stabilito dall’Accademia della Crusca) “Accà nisciun e fess” – (sottotitolato per i non udenti: Simm e Napule paisà”)
Vorrei partire dalla constatazione dell’illustre collega, circa lo scoprire che un campo di colza visto da dentro è qualcosa di diverso che vederlo dal di fuori.
Rammento il grande maestro della triste riflessione che era Totò, nella sua Poesia “A livella”: …giovanotto??? Vorrei saper da voi vile carogna con quale ardire e come avete osato di farvi seppelir, per mia vergona, accanto a me che sono un blasonato!!!

La casta è casta e va sì rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura, la vostra salma andava sì inumata, ma seppellita nella spazzatura!!….” Leggi tutto “SIM… SALA… BIMM”

ACCIDENT EXPRESS N° 7

di Antonio Toscano

Si era già presentata l’esigenza dei recuperi notturni in mare ed avevo sempre mostrato una qual certa resistenza, perché sempre un convinto fautore che di notte bisogna operare in due.
L’equipaggio della routine dell’allarme SAR era sempre composto da un solo aerosoccorritore e, molte volte, era stata sollecitata la presenza di una “spalla”, vuoi per ragione di sicurezza, vuoi perché il mare di notte non è sempre così clemente. Leggi tutto “ACCIDENT EXPRESS N° 7”

PIACERE DI CONOSCERLA

di Antonio Toscano

Ah!!! Quanto è tenace la memoria! La mia non mi dà pace, mi riempie la mente di immagini, parole, dolore, amore. Mi sembra di continuare a rivivere ciò che ho già vissuto… (Isabel Allende – Ines dell’anima mia – Feltrinelli, Milano, 2006)
Ci sono cose di cui ho già avuto modo di raccontarvi ma, nonostante la determinazione, ne ho omesse altre; comunque sono certo di non aver mai tradito la verità. É come attingere ad una riserva mettendo sul tavolo quello che si ha di meglio, per onorare un ospite.
Negli anni trascorsi al 15° Stormo, anni di ricostruzione e di rinascita, ho cercato di conoscere innanzitutto le persone, quel lato del vivere comune a cui si bada poco, perché totalmente presi sul piano del fare, del rendere efficace, del portare a termine il compito. Il dovere certo non esime da questo, ma molte volte ciò che viene richiesto in maniera precisa è la concretezza nel lavoro. Leggi tutto “PIACERE DI CONOSCERLA”