18 Agosto 2015 al Verano

Non ricordo da quanti anni l’Associazione ha preso l’abitudine di incontrarsi al Verano per ricordare Francesco Asti, caduto il 18 agosto 1984, insieme agli altri Caduti del 15° Stormo.
Quest’anno l’incontro si è rinnovato vedendo la partecipazione non solo del fratello di Francesco, Arturo, ma anche della vedova Cristina e, come di consueto, del Capo corso del Nibbio III, il Gen. S.A. Maurizio Lodovisi. Leggi tutto “18 Agosto 2015 al Verano”

NON MOLLARE MAI

 Qualche anno fa pubblicammo la storia “Non mollare mai” che descrive le operazioni di ricerca e soccorso di un paio di naufraghi a largo di Ponza. Alcuni giorni orsono uno dei due, Sebastiano Rech Morassutti, ha inviato una lettera con la descrizione della fine della storia: quella del ritrovamento e recupero della zattera di salvataggio. Pubblichiamo nuovamente la storia ed, a seguire, la lettera.

NON MOLLARE MAI

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Il ritorno de: “La storia del 15°”

– di Francesco SANTAMARIA –

     Non sembrava vero, dopo decenni in cui lo Stormo era stato “ospite” di altri Reparti, che finalmente il 15° avesse una propria sede esclusiva ed operativa presso l’Aeroporto di Pisignano di Cervia.
Quel 5 ottobre del 2010 avevamo finalmente ottenuto la dignità che ci spettava e che ci eravamo guadagnati in decenni di gloriosa attività, sia in Patria, sia all’estero.

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La Bandiera di Guerra del 15° Stormo e le sue decorazioni al Valore ad essa tributate

Il 3 aprile 1937 in una cerimonia a Roma al Vittoriano, alla presenza del Capo del Governo Benito Mussolini e delle più alte autorità civili e militari, il Re Imperatore Vittorio Emanuele III consegnò al Comandante lo Stormo, Colonnello Stefano Cagna, la Bandiera di guerra. Questi rientrò a Castel Benito, in Libia dove era schierato il reparto, il giorno 9 aprile, scortato dal Comandante del XLVII Gruppo e da tre equipaggi al completo. Il 21 aprile, in occasione del Natale di Roma, venne ufficialmente presentata la Bandiera dello Stormo ai suoi equipaggi schierati dinanzi agli apparecchi ed alla presenza del Maresciallo dell’Aria Italo Balbo, Governatore della Libia.

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SIKORSKY HH3F – Only God has saved more lives

     Ho volato con Claudio Campi un discreto numero di missioni, anche perché è stato uno dei principali istruttori dello Stormo concludendo la sua attività di volo con ben 10.000 ore all’attivo. Con lui Capo Equipaggio ho volato la prima settimana del terremoto dell’Irpinia poi, trascorrendo il tempo e progredendo io in carriera più di lui che ha iniziato come Sottufficiale per terminare con il grado di Colonnello, mi sono trovate ad essere io il Capo Equipaggio e lui il mio secondo.

Nel 1984, il Col. Pastorino come Comandante di Stormo, mi trovai a “montare” d’allarme – come si dice in gergo –  proprio con Campi. Evidentemente era un periodo in cui scarseggiavano i secondi, visto che si montava d’allarme in due Capi Equipaggio. La giornata si prospettava abbastanza tranquilla; le condimeteo erano discrete, mentre nei giorni precedenti non erano state delle migliori.

Al suono della campanella d’allarme ci rechiamo in sala operativa per acquisire i dati della missione. Oggetto del soccorso una imbarcazione a vela di circa 15 metri di lunghezza con il timone in avaria. A bordo due persone, marito e moglie, di nazionalità svedese. Condimeteo: cielo parzialmente nuvoloso e mare forza 4/5 con vento sferzante, comunicazioni radio su frequenza HF con Roma Radio, una stazione delle Poste in contatto con l’imbarcazione, poi sul canale 16 delle frequenza UHF marine. Valuto la situazione: ci sarà bisogno di buona manualità nel caso ci sia da effettuare il recupero con verricello ed una sufficiente padronanza dell’inglese per colloquiare con l’imbarcazione. Il Capo Equipaggio dovrà gestire la manualità della missione ed il secondo le comunicazioni radio ed il coordinamento con gli Enti interessati. Il Capo Equipaggio sono io ed il secondo Claudio Campi, ma le peculiarità necessarie per la missione sono invertite, dei due chi ha la maggiore manualità è sicuramente lui e chi può gestire le comunicazioni in inglese sono io. Quindi decido di invertire le posizioni a bordo, Claudio siederà al posto del Capo Equipaggio ed io a quello del secondo.

Molto prima dei fatidici 30’ imposti per decollare dall’attivazione dell’allarme siamo in volo e dirigiamo verso la posizione stimata dell’imbarcazione, fra il Circeo e Ponza. Non impieghiamo molto ad individuarla. Il cielo è frastagliato di nuvole bianche e non piove, ma il mare è veramente agitato. La barca è una mono albero che oscilla paurosamente, completamente in balia delle onde. Gli ampi movimenti dell’albero lo rendono simile ad una frusta che sferza l’aria. In queste condizioni il recupero non è possibile perché l’albero andrebbe ad interferire con il cavo del verricello. Siamo stati avvistai che dal porto di Anzio è partito un rimorchiatore per effettuare il soccorso e traino dell’imbarcazione in avaria. Contatto il rimorchiatore e gli fornisco la posizione dell’imbarcazione, inoltre chiedo quando stima di raggiungere la zona, nel frattempo noi orbiteremo mantenendo sotto controllo la situazione pronti ad intervenire se necessario. La risposta del rimorchiatore ci lascia di stucco. Ha un motore in avaria, procede a velocità ridotta e stima di giungere in zona ben oltre il termine della nostra autonomia.

A questo punto dobbiamo procedere con il recupero che non può essere assolutamente effettuato da bordo dell’imbarcazione. Dovranno abbandonarla. Comunico la decisione ai coniugi dicendogli che dovranno imbarcarsi sul battello di emergenza che hanno a bordo e che vedo già pronto a poppa. Calano il battello e si imbarcano su di esso, però la situazione non migliora perché il canotto è ancorato all’imbarcazione e quindi resta affiancato ad essa. In pratica si trova nella stessa area in cui imperversa l’albero con le sue violente ed ampieoscillazioni. Gli dico che devono tagliare la cima ed allontanarsi dall’imbarcazione perché si posa effettuare il recupero. Vedo che l’uomo incomincia a recuperare la cima per avvicinarsi alla scaletta. Vuole tornare a bordo. Appena si avvicina alla scaletta questa viene sbalzata in alto da un onda e ricade violentemente sull’uomo. Oddio!! Ho paura che si sia fatto molto male, invece lo vedo arrampicarsi sulla scaletta e risalire a bordo. Ne riscende subito dopo e taglia la cima. Era senza coltello ed è risalito e prenderne uno!

Finalmente il battello si allontana dall’imbarcazione e possiamo procedere al recupero, però notiamo che l’uomo non indossa il giubbotto di salvataggio. Evidentemente ne hanno uno solo, quello che è stato indossato dalla donna. Claudio è impegnato ai comandi di volo, io controllo strumenti e speed selectors e dietro si apprestano al recupero. Ai comandi del verricello Mario Catini, mentre l’Aerosoccorritore è Mario Russo. Per chi non ha avuto il piacere di volare con questi due galantuomini è d’uopo qualche spiegazione. Mario Catini è un fantastico e brillante sottufficiale noto per la sua calma, la grande operosità e la battuta tagliente. La descrizione delle concitate fasi del recupero con mare forza 4 e le indispensabili indicazioni da dare al pilota giungono alle nostre orecchie con la voce di Mario che con calma, e direi anche flemma, sembra stia descrivendo come avviene il versamento del caffè dalla caffettiera alla tazzina. Mario Russo è un aerosoccorritore non più in giovane età e, come ha sempre detto il grande Totò, così sgraziato in acqua che nessuno direbbe essere in grado di fare l’aerosoccorritore. Noi ai comandi sappiamo che dietro operano due fra i migliori professionisti dello Stormo.

Mario incomincia a descrivere le fasi del recupero.

Sto calando Mario con il verricello”

“La discesa è buona e costante”

“Mario sta toccando l’acqua. Eccolo è in acqua.”

“Sta nuotando verso il battello e lo raggiunge”

“Ecco che ha scatavoltato l’uomo in acqua e gli ha assicurato la ciambella”

“Li tiro su, salgono bene senza oscillazioni, sono prossimi alla porta

A questo punto vedo la luce del MASTER CAUTION che si accende. Vado con gli occhi al pannello delle luci d’allarme e vedo quella del generatore nr. 1 accesa. Controllo la procedura da seguire, provo a resettare il generatore, ma non riprende a funzionare.

Per non preoccupare l’equipaggio evito di comunicare l’avaria. Tocco il braccio di Claudio e gli indico la luce accesa e l’avaria, lui mi fa cenno con la testa di aver capito. Non è un’avaria che comprometta il volo, c’è in funzione l’altro generatore, però è consigliato rientrare in aeroporto al più presto.

Nel frattempo il primo naufrago è stato  recuperato.
La voce monotòna di Mario continua.

L’uomo è a bordo” “Mario (Russo) sta prendendo fiato

Intervengo io, il terzo Mario dei tre, dicendo “Mario, butta giù Mario

Sta riprendendo le forze

Insisto: “Mario butta giù Mario

Non posso deve riprendere fiato

Mario, butta giù Mario abbiamo perso un generatore

Lo sto buttando giù

La circostanza che mi ha sempre appassionato e divertito da morire, nel ricordare questo evento, è il tono, piatto, monotòno e calmo con cui il dialogo si svolse e nel quale l’unico che si trovò nel mezzo, inconsapevole del tutto, fu il povero Mario Russo praticamente buttato fuori dall’elicottero ancora con il fiatone per il considerevole sforzo compiuto.

Il recupero della donna, se pur complesso, avvenne senza ulteriori problemi e portammo i naufraghi e l’elicottero a Ciampino.

Il rimorchiatore raggiunse l’imbarcazione grazie alle indicazioni sulla posizione che noi gli avevamo fornito e ricoverò nel porto di Anzio.

I naufraghi furono fra i pochi, che io ricordi, che si ricordarono di ringraziare anche qualche giorno dopo inviando una loro cartolina.

Fiùùù, Firifiùùù

Mario Sorino

PERCHE’ IL MONDO AERONAUTICO “MONTA” ALLA SINISTRA

di Giacomo De Ponti

Riflettiamo un po’ su questo: da sempre siamo abituati a “montare” (non a caso, come si vedrà ho usato questo verbo…) su di un aereo dalla parte sinistra della sua fusoliera, sino al punto che lo abbiamo ormai assimilato come un comportamento naturale. Con le dovute eccezioni per taluni elicotteri il cui accesso avviene da portelloni aperti a destra (HH-3F ad esempio), perché ha prevalso l’uso di salire a bordo solo da questo lato e non dall’altro o da entrambi? Iniziamo dicendo, per chiarezza di riferimenti spaziali, che il “lato sinistro” di un aeromobile, come pure di una nave e di un cavallo… viene definito tenendo lo sguardo rivolto alla prua, con la coda o poppa alle spalle.

Imbarco a sinistra su due aeroplani di ultima generazione: un Airbus A380 ed  un F35 Joint Strike Fighter

Con questa premessa e con un po’ di conoscenza delle origini dell’aviazione e delle consuetudini ad esse associate, che di seguito rievocheremo, verrà semplice trovare la spiegazione a questa pratica che, immutata, si trasporta nel tempo.

E’ noto che il mondo aeronautico “moderno”, quello dei “velivoli” come ebbe a battezzarli il Vate D’Annunzio[1], nasce agli albori del XX secolo,


[1] Il Vate, paladino dell’aviazione italiana, introdusse il vocabolo come neologismo dedotto dal mondo classico per definire la “macchina volante” nel romanzo Forse che sì forse che no: “Ora v’è un vocabolo di aurea latinità – velivolus, velivolo – consacrato da Ovidio, da Virgilio, registrato anche nel nostro dizionario; il quale ne spiega così la significazione: “che va e par volare con le vele. La parola è leggera, fluida, rapida; non imbroglia la lingua e non allega i denti; di facile pronunzia, avendo una certa somiglianza fònica col comune veicolo, può essere adottata dai colti e dagli incolti. Pur essendo classica, esprime con mirabile proprietà l’essenza e il movimento del congegno novissimo.”


in un contesto permeato dalle culture marinare e della cavalleria[2]; ad alcune delle peculiari caratteristiche che contraddistinguono i “sistemi operativi” di queste due aree, navi e cavalli, vanno ricondotte le influenze sul costume di entrare ed uscire da un aeroplano dalla sua parte sinistra.

Il primo riferimento lo si trova in antiche pratiche navali, dove il lato sinistro, detto “port side” (o lato del porto, mentre il lato destro è detto starboard side[3]) era quello di attracco per lo sbarco e l’imbarco di passeggeri e merci, determinato dal fatto che il timone era posizionato nella parte desra della poppa; per proteggerlo nelle manovre di approdo, l’imbarcazione si avvicinava quindi alle banchine dal lato sinistro. Oggi le navi approdano indifferentemente a sinistra ed a destra, ma la terminologia si è mantenuta nel tempo.


[2] Nel 1909, il Tenente di Vascello Mario Calderara fu il primo allievo della prima scuola civile per piloti di aeroplano, aperta a cura del Club aviatori Roma a Centocelle (Roma), con un apparecchio Wright e con istruttore lo stesso W. Wright. Conseguì a Centocelle il brevetto n. 1 di pilota rilasciato dall’Aero Club d’Italia in data 10 maggio 1910, seguito dal Tenente del Genio Umberto Savoia.

[3] Un’altra pratica si è trasferita dalle navi ai velivoli: il codice di colorazione dei fanali di via delle navi, rosso a sinistra e verde a destra, è il medesimo adottato poi nelle luci di navigazione delle estremità alari di tutti gli aeromobili.


Una “vecchia” signora del mare, Nave Vespucci ormeggiata al suo “Port side”

Per la nostra analisi, il punto di riferimento più recente ed affine al mondo dei velivoli lo troviamo nella Cavalleria, Arma che in Italia come in molti altri paesi ha dato il principale fondamento all’Aeronautica Militare, Francesco Baracca primo fra tanti; sui loro moderni purosangue alati, i Cavalieri aeronauti “montavano” proprio come erano abituati con il cavallo: dal fianco sinistro, essendo la monta dal fianco destro del quadrupede ostacolata dalla sciabola che veniva (e viene) portata al fianco sinistro.

Così negli anni quella che iniziò come una pratica dettata da necessità oggettive di adeguare i comportamenti alle caratteristiche tecniche di mezzi è diventata una consuetudine, una sorta di tradizione. Questa consuetudine a sua volta ha influenzato le soluzioni costruttive degli aeroplani e delle infrastrutture aeroportuali: nei monoposto militari per lungo tempo i tettucci si aprivano verso destra (con l’eccezione dell’F 104, con apertura a sinistra ed accesso dal lato destro) ed anche ora che si aprono centralmente all’indietro (EF 2000) o in avanti F 35 JSF), si preferisce ancora l’accesso tradizionale da sinistra.

La tecnologia evolve, ma i piloti sono restii ad abbandonare la “monta”a sinistra: il Nieuport 17 di Ruffo di Calabria del 1916, il CR42 della Regia Aeronautica nel 1942 non hanno vincoli costruttivi, né i piloti sono armati di sciabola, ma la tradizione si consolida.

L’”anomalo” F 104 con la “monta” da destra ed un più tradizionalista EF 2000 con la “monta” dalla parte “giusta”, sulla fusoliera sinistra.

Nel mondo aeronautico civile la sinistra è riservata alle operazioni con i passeggeri, mentre il destro è stato organizzato per i servizi (carburante, rifornimenti, catering…) ed i bagagli, in ossequio alla contemporaneità e speditezza delle operazioni; gli stessi “finger”, i tunnel di imbarco e sbarco, degli aeroporti sono realizzati per operazioni esclusivamente da sinistra.

L’A 380 deve imbarcare fino a 538 passeggeri, tutti attraverso 3 porte sulla fusoliera sinistra.

In conclusione di questo breve e leggero intrattenimento una riflessione.

Siamo nel campo delle supposizioni? Delle deduzioni tratte dalle osservazioni? Certezze assolute non ve ne sono, le origini degli usi e delle consuetudini dell’uomo sovente si perdono nella nebbia del tempo, ma ancora una volta abbiamo potuto constatare come interpretazioni plausibili e realistiche possono essere trovate nella lettura attenta della storia, sempre maestra di equilibrio tra innovative conquiste e tradizioni preservate… almeno finora.

Giacomo De Ponti

POSILLIPO LORAN (Naufragio – 1988)

– di Bruno Romanini –

   La sera del 17 dicembre 1988 il telegiornale delle 20:00 annunciava  la richiesta di aiuto ed il probabile  affondamento di una imbarcazione nel golfo di Napoli.

Per gli operatori del  Soccorso Aereo questa notizia  significava che,  una volta confermata la disgrazia ed in caso negativo dei primi soccorsi, cosa molto probabile date le pessime condizioni meteo marine di quella sera, di li a breve sarebbero scattate le operazioni di ricerca dei dispersi.

Nella notte venimmo allertati e “taskati” per la missione: alle prime luci dell’alba avremmo dovuto iniziare le ricerche nel  golfo di Napoli .

Lo scopo della ricerca era una imbarcazione bianca di 9 metri con 4 persone a bordo, 3 uomini ed una donna. L’imbarcazione era una unità di ricerca dell’università di Napoli, di nome POSILLIPO LORAN.

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PREMIO “IDRIA” 2013

Cerimonia di consegna del Premio “IDRIA”

di ODL

Venerdì 13 Dicembre, si è tenuto a Paternò (CT) la 5^ edizione del “Premio Idria 2013”, patrocinato dal Ministero della Difesa. L’evento è stato fortemente voluto dalla Pro Loco e dal Comune di Paternò con l’obiettivo di premiare, attraverso la consegna di una targa riconoscimento, quei militari che per il loro attaccamento alla Patria ed alle Istituzioni si sono distinti a rischio della propria incolumità in operazioni umanitarie nazionali e nelle missioni di pace internazionali.

La cerimonia di premiazione, alla presenza di varie personalità civili e militari della provincia Catanese, si è tenuta nella suggestiva cornice barocca della “Chiesa dell’Idria”, simbolo del martirio di Santa Barbara Patrona della Città di Paternò. Da qui la denominazione di “Premio Idria”.

Nel corso della cerimonia e tra il personale dell’Aeronautica Militare ha ricevuto il premio   il Tenente Colonnello Marco Castiglione  che, ii servizio presso l’Infermeria Principale di Pratica di Mare, si era particolarmente distinto in data 16 gennaio 2012  “allorquando, a bordo di un elicottero HH-3F dell’85° Centro SAR di Pratica di Mare, prestava, con pieno successo, soccorso sanitario a favore di un infartuato cittadino di nazionalità greca che si trovava in navigazione su un’imbarcazione nel Mediterraneo con il mare in tempesta ed in proibitive condizioni meteo.”