Domenica 5 ottobre ore 18:48, sono reperibile per allarme SAR nazionale quando squilla il telefono e leggo
“Sala Operativa 85°”, rispondo immediatamente e…“Abbiamo un esecutivo, devi venire in campo”.
Mi vesto, do un bacio ai bambini e spiego velocemente a mia moglie che sto partendo per andare a recuperare qualcuno che ha bisogno di noi. Lei è chiaramente preoccupata ma la rassicuro dicendole che andrò in volo con un istruttore esperto, chiudo la porta e salgo in macchina.
Mentre guido ripeto a me stesso “Dai che questa è la volta giusta, mi hanno chiamato altre tre volte e non sono mai partito per un soccorso reale”.
Arrivo in aeroporto e vado subito in sala operativa, raccolgo le informazioni necessarie per pianificare e, mentre allestiscono l’elicottero con l’attrezzatura necessaria per il soccorso, noi dell’equipaggio facciamo un briefing dettagliato su cosa ci aspettiamo e come ci comporteremo durante il soccorso.
Ultimi coordinamenti con il Desk Rescue Coordination Centre e con il personale presente sul posto del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) e finalmente si sale sull’elicottero.
Mettiamo in moto, indossiamo i visori notturni e alle 20:29 la RILA decolla direzione Rifugio Ciro Manzini, 2.522 metri di altitudine, alle pendici settentrionali del Monte Amaro per recuperare 4 persone impossibilitate a muoversi e a rischio di ipotermia.
Quando ci troviamo in prossimità del massiccio della Maiella, vediamo delle nuvole che potrebbero ostacolare il soccorso, ma superata la cima del Monte Amaro la situazione sembra leggermente migliore.
Avvistiamo finalmente il rifugio e il capo equipaggio effettua delle ricognizioni per capire come sono i venti di caduta che potrebbero destabilizzare l’elicottero durante la fase di avvicinamento al target. Vediamo,
inoltre, che ci sono delle nuvole basse che ci lasciano poco margine di quota per operare e le performances dell’elicottero non ci permettono di recuperare in un’unica volta i 4 ragazzi da soccorrere ed il personale del CNSAS.


“Ci siamo” dice il capo equipaggio, “il prossimo avvicinamento sarà per un atterraggio”. Abbiamo studiato la zona e preso tutti i riferimenti necessari, il terreno è innevato ma non sappiamo quanto sia soffice la neve sulla quale poggeremo le ruote.

Atterriamo e l’aerosoccorritore scende per recuperare i 4 ragazzi, che salgono con difficoltà e cautela a bordo, si legano e decolliamo direzione ospedale SS. Annunziata di Chieti dove finalmente li consegniamo al personale del 118 per effettuare i dovuti controlli medici.


Stacchiamo ancora le ruote da terra per tornare una seconda volta sul Monte Amaro per prendere i 3 soccorritori del CNSAS, ma questa volta dobbiamo andare all’aeroporto di Pescara perché il carburante non è sufficiente per rientrare a Pratica di Mare.
Mentre riforniamo l’elicottero, facciamo un briefing con i ragazzi del CNSAS su dove dovremo lasciarli per poter tornare a casa e così, riavviamo i motori e decolliamo da Pescara. Lasciamo, dunque, il personale del CNSAS e si torna a Pratica di Mare, dove la RILA atterra alle 23:54, de-briefing della missione, ultime pratiche post-volo e torno a casa.

Sono le 01:00 di notte, entro in camera dei bambini e vedo che dormono, mi metto a letto vicino a mia moglie che ha una mano sul mio cuscino. Chiudo gli occhi, non realizzando ancora se è tutto vero quello che ho vissuto o è stato solo un sogno.

[Nota dell’Editore]
Desidero ringraziare di cuore il Magg. D’Angelo per aver raccontato il suo primo intervento operativo reale, condividendo i suoi pensieri e le sue emozioni dal punto di vista intimo, in relazione alla propria famiglia. Quelli che ha avuto e sperimentato sono pensieri ed emozioni che hanno vissuto generazioni di uomini e donne del Soccorso Aereo e che – posso garantire – sono il corollario immancabile di questa professione, di questo “privilegio di salvare vite”.
Grazie ancora per avermele fatte rivivere e Mammajut!































































