SALDI ARDIMENTI RISPLENDONO

La 287ª Squadriglia R.M.L., “asso” d’Oro al V.M.

Fra i reparti dell’Aeronautica che vantano un elevato numero di riconoscimenti individuali della massima ricompensa al Valor Militare, vi è la 287ª Squadriglia[1] e questo prezioso primato è stato raggiunto quando l’unità era inquadrata nei reparti R.M.L., nel periodo che va dal 1940 al 1943. In questo intenso ciclo operativo ben cinque uomini di quegli equipaggi meritarono la Medaglia d’Oro al Valor Militare (MOVM), quattro delle quali furono concesse alla memoria; la Squadriglia è stata superata solo dalle dieci MOVM delle Squadriglie del 132° Gruppo aerosiluranti, la 278ª (notiamo la particolare affinità con la numerazione della nostra 287ª, forse un segno della comunanza dei destini?) e la 281ª.

Il numero degli atti di eroismo e delle conseguenti decorazioni è collegato alle elevatissime perdite subite dalla Ricognizione Marittima; ciò per le intrinseche caratteristiche delle missioni che portavano i lenti e poco manovrieri idrovolanti, in volo isolato, in prossimità di basi ben difese o di grosse formazioni navali, ove la caccia nemica costituiva la minaccia certa ed inevitabile. Fra i reparti aerei operanti sul mare, la 287ª fu una delle più provate: un suo appartenente, il Cap. pil. Raffaele Fiocca[2], ebbe la ventura di essere abbattuto tre volte e di tornare tre volte a combattere, mentre alla Squadriglia era una continua rotazione di personale: le perdite complessive raggiungeranno il 70% degli effettivi.

Un caso particolare colpisce della storia della 287ª, fra i cinque decorati della MOVM vi è un Soldato il cui valore gli ha meritato di consegnare il nome ad uno Stormo dell’Aeronautica di oggi: è il 1° Aviere armiere artificiere Carmelo Raiti, al quale è oggi intitolato il 31° Stormo. La ragione per la quale a questo reparto è stato dato il nome di un decorato per azioni compiute sotto un’altra unità, sta nel fatto che quando, nel 1940 il 31° Stormo (che fu da bombardamento come lo era lo stesso 15° Stormo) fu sciolto per le gravi perdite subite in combattimento, la sua 199ª Squadriglia (94° Gruppo) fu ridenominata 287ª[3].

Secondo la regola “aurea” della caccia, che consegna il titolo di “asso” al quinto successo in combattimento, la 287ª Squadriglia può di diritto reclamare a sé questa qualità, ancor più preziosa per la nobiltà del sacrificio dei suoi uomini.

Le cinque Medaglie d’Oro al Valor Militare concesse agli uomini della 287ª Squadriglia

L’azione di guerra che portò alla prima concessione della massima decorazione a due membri di equipaggio della Squadriglia (furono anche le prime decorazioni della specialità R.M.L.), avvenne il 9 luglio 1940 nel Mediterraneo Occidentale e coinvolse il Cant.Z. 506B M.M. 45250 partito dalla base sarda di Santa Giusta per un volo di esplorazione. Dopo una lunga ed infruttuosa ricognizione venne attaccato da tre caccia nemici e colpito così gravemente da essere costretto all’ammaraggio. L’Osservatore di bordo, il Sottotenente di Vascello Bruno Caleari, nonostante le gravissime ferite al petto ed alla testa, riuscì a determinare la posizione e ad aiutare ad inoltrare i dati via radio; accanto a lui il marconista, 1° Aviere Gino Vesci, gravemente ferito ed egualmente incurante del proprio stato pur di permettere la salvezza dei compagni, lanciò il segnale di soccorso e continuò a trasmettere fino a quando, prossimo l’arrivo dei soccorsi, la morte colse entrambi.

Così il 1° Pilota, Capitano Oliva, riferisce del loro comportamento a bordo nella relazione di missione: “Il sottoscritto sente il dovere di far notare il comportamento veramente eccezionale dell’equipaggio tutto e precisamente:

S.T.V.Oss. CALEARI BRUNO: Pronta iniziativa e rapidità di decisione non appena intuito il pericolo. Eccezionale coraggio e fermezza dimostrata pur avendo riportato ferite mortali, che gli permettevano una preziosissima collaborazione nella valutazione del punto e nella trasmissione del segnale di soccorso. Estrema noncuranza delle sue disperate condizioni.

1° Aviere Marconista VESCI GINO: ferito mortalmente e conscio delle sue condizioni non abbandonava il suo posto. Sfinito per la perdita di sangue e per il dolore alla ferita la cui natura lo obbligava ad operare in piedi con la gamba tesa e tutto il corpo e la testa appoggiati alla parete della fusoliera trasmetteva a lungo in due riprese precisi e completi segnali di soccorso.”

 Ad entrambi sarà tributata la M.O.V.M. in commutazione della Medaglia d’Argento V.M. concessa in una precedente azione di guerra.

 

 Sottotenente di Vascello Osservatore Bruno Caleari

 Nato il 1 giugno 1908 a Sussak (Fiume) e deceduto nel cielo del Mediterraneo Occidentale il 9 luglio 1940 in azione di guerra.

 Motivazione della MOVM alla memoria 

“Già combattente nell’Africa Orientale Italiana, non aveva conosciuto alcun limite di coraggio e di sacrificio nel superamento di se stesso per servire la Patria oltre il dovere. Osservatore a bordo di un idrovolante in ricognizione strategica, attaccato da tre velivoli da caccia nemici, veniva mortalmente ferito al petto mentre si accingeva alla difesa. Colpito una seconda volta al capo e sempre sotto il fuoco dell’avversario, mentre l’idrovolante era costretto ad ammarare per le avarie riportate, stoicamente determinava l’esatta posizione dell’apparecchio, impartendo al marconista istruzioni e consigli per la trasmissione dei segnali di soccorso, onde i camerati potessero trarne possibilità di salvezza. Prossimo all’agonia, cosciente del suo stato, con sovrumana energia e con disperata volontà, dava ancora preziosi consigli per l’organizzazione della difesa. Quindi serenamente decedeva. Col suo ultimo respiro passò sul mare un soffio di epopea. Mediterraneo Occidentale, 9 Luglio 1940.”

 

 1° Aviere marconista Gino Vesci

 Nato il 17 dicembre 1916 a Mantova e deceduto nel cielo del Mediterraneo Occidentale il 9 luglio 1940 in azione di guerra.

 Motivazione della MOVM alla memoria

“Marconista a bordo di un idrovolante in ricognizione strategica, che era costretto ad ammarare perché avariato da tre raffiche di tre caccia nemici, non abbandonava il suo posto di combattimento sebbene mortalmente ferito. Stremato di forze per il gorgoglio incessante del suo sangue generoso, costretto dalle sofferenti ferite ad una parziale immobilità, riusciva, in piedi, con indomita energia, ad approntare l’apparato radio, con mezzi di fortuna, e a lanciare il segnale di soccorso. Incurante di se stesso, cosciente del proprio stato e solo preoccupato della salvezza dei camerati, con stoicismo ineguagliabile, continuava la trasmissione fino al suo ultimo anelito. La morte lo coglieva così al suo posto di combattimento, e spirava nella serena soddisfazione che l’olocausto della sua fiorente giovinezza avesse potuto contribuire a trarre in salvo i compagni di volo. Esempio di fulgido eroismo di soldato e di sublime abnegazione umana. Mediterraneo Occidentale, 9 Luglio 1940.”

 

 Il 3 aprile 1941 il destino dei ricognitori si ripete, il Cant.Z. 506B M.M. 45226 pilotato dal ten. Raffaele Fiocca, durante la ricerca di una portaerei nemica viene violentemente attaccato da tre caccia: nel cruento disperato combattimento che si accende, l’armiere 1° Aviere Carmelo Raiti viene seriamente ferito ad una gamba e ad un braccio, ma continua a sparare con la mitragliatrice della torretta dorsale nella consapevolezza che la salvezza dell’aereo è tutta nell’accanimento della sua difesa. Egli riesce ad abbattere un avversario ma viene a sua volta colpito mortalmente alla testa da un secondo mitragliamento. Dopo 18 ore di permanenza in mare, i superstiti approdarono sulla costa algerina, nei pressi di Damous, ed iniziano il complesso ritorno in Italia; otterranno per la memoria di Raiti la concessione della massima decorazione al Valor Militare.

Così il 1° Pilota, Tenente Fiocca, riferisce del suo comportamento a bordo nella relazione di missione: “Il sottoscritto sente il dovere di far notare il comportamento veramente eccezionale di tutto l’equipaggio:

PRIMO AVIERE RAITI Carmelo: Il comportamento di questo giovane volontario è stato superbo. Calmo e sicuro accettava l’impari lotta tenendo a distanza gli assalitori. Colpito da una prima raffica ad una gamba e ad un braccio restava al posto di combattimento e vincendo l’atroce strazio della carne continuava in duello abbattendo uno dei caccia nemici. Una seconda raffica lo colpiva in pieno alla testa causandogli la morte istantanea. Con la testa china e la mitragliatrice ancora puntata contro il nemico egli sembrò indicare la via della vittoria e della gloria, impersonando le grandi virtù guerriere e la mistica fede degli Italiani. Tutti i compagni di volo di fronte a tanto eroismo e sublime sacrificio, restarono muti d’ammirazione, prendendo dal suo luminoso esempio la forza e la volontà di combattere sino al limite delle forze.”

 

1° Aviere armiere artificiere Carmelo Raiti

Nato il 25 settembre a Sortino (Siracusa) e deceduto nel cielo del Mediterraneo Occidentale il 3 aprile 1941 in azione di guerra.

 Motivazione della MOVM alla memoria

“Armiere a bordo di aereo da ricognizione marittima lontana, compiva numerosi voli di guerra, dando costante e luminosa prova della sua non comune perizia e di superbo sprezzo del pericolo. In una azione, con preciso fuoco della sua arma, respingeva l’attacco di due caccia nemici, colpendone uno e fugando l’altro. Con immutato entusiasmo, partiva volontario su un apparecchio isolato avente il rischioso compito di ricercare una formazione navale nemica, comprendente una nave portaerei. Attaccato da tre caccia, conscio che dal suo comportamento dipendeva la sorte dei compagni di volo e l’esito della missione con la consueta ammirevole calma rispondeva al fuoco nemico, con efficaci raffiche della sua arma. Gravemente ferito al braccio e alla gamba destra, vincendo lo strazio della carne martoriata, non desisteva dalla lotta, ma dal copioso e generoso sangue che gorgogliava dalle sue ferite, traeva incitamento a combattere e con preciso tiro abbatteva uno degli assalitori. in un successivo attacco, le mitragliere avversarie lo colpivano a morte. Le sue mani nell’attimo del trapasso, restavano avvinghiate ancora all’arma fedele e la mantenevano puntata ancora verso il nemico che si dileguava. Cielo del Mediterraneo, 3 aprile 1941.”

 

Il 27 settembre 1941 l’equipaggio del Cant.Z 506B M.M. 45252 mentre è in fase di avvistamento di un convoglio nemico, assiste all’abbattimento di un aerosilurante. L’idrovolante manovra per intervenire in soccorso ma è a sua volta attaccato da sei caccia. A bordo si difendono strenuamente abbattendo due dei velivoli assalitori ma poi il velivolo in fiamme è costretto ad ammarare. L’Osservatore, Sottotenente di Vascello Giuseppe Majorana gravemente ferito da tre proiettili ed impossibilitato a parlare perchè colpito alla bocca, ha tuttavia la forza di passare al marconista i dati di posizione che vengono trasmessi prima di mettere in mare il battellino ed abbandonare il velivolo. Una volta in acqua, i naufraghi vengono mitragliati ed anche il Sottotenente Pil. Giovanni Del Vento riporta serie ferite, che però non gli impediscono di prodigarsi con sacrificio ed abnegazione per la salvezza del suo equipaggio.

In questo caso non siano in grado di descrivere il rapporto del Capo Equipaggio, come nei precedenti, perché il diario storico non riporta la relazione di questa missione.

 

Sottotenente di Vascello Osservatore Giuseppe Majorana

 Nato il 2 luglio 1910 a Nervi (Genova) e deceduto nel cielo del Mediterraneo Occidentale il 27 settembre 1941 in azione di guerra.

 Motivazione della MOVM alla memoria

“Abile e valoroso osservatore a bordo di un idro da R.M., dopo aver avvistata una formazione navale e averne trasmesso i dati relativi al moto, mentre, d’accordo col primo pilota, dirigeva per eventuale opera di soccorso verso un apparecchio silurante che precipitava in mare, veniva attaccato da sei caccia di cui due venivano abbattuti ed uno probabilmente. Dopo l’ammaraggio avvenuto con l’apparecchio in fiamme, nonostante fosse già ferito, si prodigava, malgrado l’abbondante perdita di sangue per approntare il battello di salvataggio. Raggiunto da altri proiettili, ferito mortalmente alla bocca, impossibilitato ad articolare parola e conscio della propria imminente fine, determinava stoicamente la posizione del battellino e con cenni indicava la rotta migliore da seguire per raggiungere la terra, onde i camerati potessero trarne possibilità di salvezza. Prossimo all’agonia, cosciente del suo stato, con sovrumana energia, indicava ancora ai compagni il lontano profilo della costa, quindi serenamente e gloriosamente decedeva.Cielo del Mediterraneo, luglio – 27 settembre 1941.”

 

Sottotenente Pilota Giovanni Del Vento

 Nato il 12 febbraio 1920 a Canosa di Puglia (Bari) e deceduto il 13 dicembre 1989.

 Motivazione della MOVM sul campo

“Primo pilota a bordo di un idro da ricognizione marittima, dopo aver avvistato una formazione navale e dopo che l’osservatore ne avesse trasmessi i dati relativi al moto, mentre dirigeva per eventuale opera di soccorso verso un apparecchio silurante che precipitava in mare, veniva attaccato da sei caccia di cui due venivano abbattuti sicuramente e uno probabilmente. Nonostante fosse ferito in più parti ed avesse altri membri dell’equipaggio colpiti portava all’ammaraggio l’apparecchio in fiamme. In mare, mentre attendeva al salvataggio dei superstiti, veniva nuovamente attaccato e colpito da proiettili di mitragliatrice. Disponeva per il salvataggio dei superstiti e faceva allontanare il battellino per evitare che venisse investito dalle fiamme. Abbandonava per ultimo l’apparecchio, quasi sommerso, gettandosi a nuoto e, raggiunto il battellino ove si trovavano l’osservatore mortalmente ferito ed il marconista, nonostante le proprie gravi condizioni, si prodigava per portarli in salvo. Dopo 17 ore di permanenza in mare veniva raccolto da un apparecchio da ricognizione inviato sul posto. In combattimento e durante l’opera di soccorso col suo comportamento dava un supremo esempio di eroismo e di abnegazione umana. Cielo del Mediterraneo Occidentale, 7 gennaio -27 settembre 1941.”

 

Breve nota sull’araldica della 287ª Squadriglia R.M.L.

L’occasione del ricordo delle gesta degli equipaggi della 287ª è propizia per fare un cenno sull’araldica di questa Squadriglia.

Per introdurre l’argomento ci affidiamo ancora una volta alla fonte più autorevole in tema, il più volte richiamato Franco Pagliano, Pilota e scrittore che ha accompagnato l’Aeronautica e descritto fra l’altro i suoi distintivi, sin dagli anni della seconda guerra mondiale. Ecco come nel suo libro “Araldica del cielo”[4] Pagliano prepara il lettore alla presentazione di alcuni dei distintivi dei reparti R.M.L.[5]: “…Ed ora andiamo a dare uno sguardo in casa della Ricognizione Marittima. E’ questa una casa austera, una casa di antiche e nobili tradizioni che risalgono alla guerra ’15-’18 e addirittura agli anni che la precedettero[6]. E’ opportuno quindi adottare un linguaggio consono alle tradizioni che caratterizzano la specialità, la cui posatezza risulta chiara dalla visione dei distintivi che seguono (quelli delle Squadriglie 143ª e 144ª, a dire il vero molto austeri ed autoritari – ndr). Guardandoli non si può fare a meno di pensare alla nostra flotta e ad un Tenente di Vascello osservatore, alto, composto, gentilissimo. Guardandoli bisogna confessare che ci si sente presi da un vago senso di soggezione. Con mosse furtive ci mettiamo a posto il nodo della cravatta, ci abbottoniamo le tasche, ci puliamo la punta della scarpa destra sul polpaccio sinistro ed assumiamo un aspetto il più possibile disinvolto…”. Con questa introduzione non ci si potrebbe aspettare che un’altro distintivo improntato ai classici canoni di una simbologia seria, composta ed impegnativa (e, se vogliamo, anche un po’ retorica), come quelli che imperversavano negli anni antecedenti il conflitto. Invece no, come divenne costume diffuso tra i reparti combattenti, anche la 287ª scelse di rappresentarsi in modo spiritoso e spericolato, ma soprattutto spontaneo. Scelse quindi Paperino [7], che Pagliano descrive come: “copiato sano sano da Disney… divertente ed indovinato nell’atteggiamento”. Giusta osservazione perchè il papero è ritratto mentre guarda in modo minaccioso una sprovveduta barchetta battente bandiera inglese, impugnando una malcelata e punitiva asse di legno, evidente ed efficace allegoria dei ruoli di sorveglianza ed interdizione affidati agli equipaggi della Squadriglia contro le flotte nemiche.

Di seguito troviamo lo stemma come era nei colori e forme originali, riprodotto nel libro di Pagliano.

Come si può vedere dalla foto e dai disegni che seguono, questo stemma era riportato sulle fusoliere dei Cant Z 506B e dei CMASA RS 14 della Squadriglia[8].

Nel segno della continuità storica, lo stemma di Paperino è ancora usato dalla 287ª Squadriglia, ora nel ruolo Combat SAR ed appartenente all’84° Centro del 15° Stormo. Nel 1999, quando l’84° si trovò a festeggiare il 75° anniversario della costituzione, fu deciso di riportare alla luce gli stemmi delle due Squadriglie del Gruppo e, nel caso di quello della 287ª, per evidenti ragioni di opportunità in relazione alle mutate condizioni rispetto a quando nella barchetta era in uso la bandiera inglese, la si sostituì con una di un neutro colore nero.

 

Testi consultati e fonti

“Araldica del cielo”, Franco Pagliano (scritto nel 1943), Rizzoli Editore, Milano 1978

“La Regia Aeronautica 1939 – 1943”, Nino Arena, ed. SMA-USSMA 1981

Diari Storici della 287ª Sq. R.M.L., anni 1940-1942, fonte SMA-USSMA (il D.S. del 1943 non è disponibile)

“Testo delle motivazioni di concessione delle Medaglie d’Oro al Valor Militare”, ed. SMA-USSMA 1969

[1] Agli inizi dell’attività bellica della R.A. nel 2° conflitto mondiale, la 287ª, basata tra Cagliari Elmas e Santa Giusta (Oristano), non era inquadrata in uno dei Gruppi della R.M., tuttavia dal 18 luglio 1940 al 3 marzo1941 fu aggregata all’85° Gruppo R.M. (tele 1073/S del 18/7/1940 del Comando Aeronautica Sardegna); successivamente entrò nell’84° Gruppo, al quale ancora appartiene.

[2] Il Cap. Fiocca fu l’artefice della ricostituzione della 287ª l’1 gennaio 1944, dopo che la Squadriglia si sciolse, come molti altri reparti, in conseguenza degli eventi dell’8 settembre 1943.

[3] Foglio n. 7602 del Comando Aeronautica Sardegna del 2 luglio 1940.

[4] “Araldica del cielo”, Franco Pagliano, Rizzoli Editore, Milano 1978, già citato nel  racconto dal titolo “Stemmi Alati Ritornano. I distintivi  di Reparto del 15° Stormo”.

[5] Vengono descritti quelli delle Squadriglie: 138ª, 143ª, 144ª, 183ª, 187ª, 197ª, 288ª e quello dell’85° Gruppo RML.

[6] Si consideri che nel 1918 su di un totale di 367 apparecchi “idonei ai voli di guerra”, 113 erano ricognitori, organizzati in 34 Squadriglie da ricognizione; la caccia aveva 174 aerei e 14 Squadriglie, i bombardieri erano 34 su 11 Squadriglie.

[7] Oltre alla 287ª, è certo che altre Squadriglie R.M.L. utilizzarono i personaggi Disney per i loro stemmi: la 146ª usò Topolino ed anche la 186ª usò Paperino.

[8] Forse il disegnatore che ha realizzato l’RS 14 ha adottato una posizione un poco azzardata: tutte le foto sinora trovate con velivoli aventi lo stemma di squadriglia, lo ritraggono nella parte posteriore della fusoliera e mai sulla deriva.

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