Historia de un amor – 3

3.1     A Ciampino ricevemmo un secondo hangar!


C’è stato un momento in cui molti non vedevano di buon occhio la nostra voglia di essere; noi caparbiamente e tenacemente abbiano superato anche questi atteggiamenti: ci siamo fatti da noi, anche quando ci fu qualche testa di chiodo che tentò di “fregarci” gli elicotteri, accaparrandosi senza titolo equipaggi e macchine, ma abbiamo resistito((Si riferisce a quando un HH3F dell’83° Centro di Rimini atterrò a Ciampino con la matricola divenuta 5 al posto di 15 ed in coda dipinta una Diana cacciatrice al posto dello stemma del 15°. La nuova identificazione durò il tempo di un rifornimento di carburante)).

Vittorio Zardo nel 1974

Venne a comandare un signore di bell’aspetto che aveva esperienza di volo acrobatico, ma poco di vita con l’equipaggio((Col. Vittorio Zardo)).
Gli bastò una sola volta, una sola uscita per una missione addestrativa con gli equipaggi, per imparare e mettere in mostra la sua naturale voglia e la sua potenzialità di uno che desiderava stare insieme agli altri, ma che mai ne aveva avuta l’opportunità.
É stato sempre con noi; progettò e fece da muratore per tirare su l’Osteria del Vittorino, dove ogni tanto ci si riuniva intorno ad un caminetto artigianale. Fu una bellissima esperienza umana e professionale che cominciò in un modo singolare: Mimì Pessolano che cantava “malafemmina” ed il duo Aveta-Toscano che fungeva da traduttore simultaneo per i “meno ambienti”.

L’abbiamo più volte cercato per coinvolgerlo ancora, ma credo che abbia chiesto rispetto per il suo isolamento, ma le sue acrobazie sul laghetto dell’EUR rimarranno negli annali.

Venne poi a comandare Ferraguto, un signore partecipativo e con la voglia di essere coinvolto; al passaggio di consegne gli facemmo mangiare una quantità sproporzionata di Babà ordinati da Gigino Ancora; giocò a bigliardino con le star Menna, Roda & company, organizzò la partita di calcio sotto il diluvio universale ed ancora è presente nei nostri raduni: la classe non è acqua.

 

3.2     Dopo momenti gloriosi e goliardici, arrivò un giorno molto triste e doloroso…


Abbiamo avuto purtroppo, anche un momento molto triste e doloroso, la morte di Franco Asti, un pilota bravo ed un ragazzo coraggioso, deceduto per un incidente di volo, mentre portava a termine una missione di soccorso; quando montava d’allarme si presentava in sala operativa con un suo proclama; indicando una cartina geografica soleva dire: “…con una manovra a tenaglia chiudiamo lo stretto del Dardanelli”. La simpatia e l’affetto per questo giovane gentiluomo genovese aveva lasciato un segno indelebile.

Un giorno mi presentai con un appunto al Comandante di Gruppo; dissi che avevo raccolto i sentimenti degli equipaggi, i sentimenti di uomini che vivono insieme e che insieme ne hanno sofferto il sacrificio; presentai la proposta per l’istituzione di un premio intitolato al compianto Capitano Pilota Franco Asti.

Il Comandante dell’85°, me lo ricordo bene, il Magg. Trinca, fece sua l’iniziativa e presentò allo Stormo la proposta di un premio annuale da destinare al vincitore della migliore performance, in una tornata addestrativa che impegnava un equipaggio per ciascun Gruppo di volo ed anche qui, come si vede, la sensibilità di Noi del 15° non è cosa per chiunque, è una qualità umana che si acquisisce vivendo insieme.

Fu un evento per misurare il grado di efficienza, addestrativa e manutentiva di un gruppo, ma soprattutto l’elogio che gli uomini del 15° tributavano ad un indimenticabile ragazzo, uno di noi.

3.3     Lo Stormo fece gruppo e continuò a salvare vite… o meglio… Continuò a salvare vite e fece gruppo


Ci capitarono molte cose, facemmo un numero incredibili di soccorsi, salvammo un numero altissimo di vite umane; lo Stormo divenne un punto di passaggio obbligato per i Comandanti che aspiravano ad alti gradi; divenimmo il trampolino di lancio, la catapulta come disse Gigino Ancora (Frida) ((Celebre canzone di Fred Buongusto che Ancora era solito cantare quando aveva per le mani una chitarra)) ; eravamo uno Stormo che teneva a battesimo i migliori uomini dell’Aeronautica Militare.
Avevamo molte iniziative, molte idee ma soprattutto molta voglia di stare insieme.
Molti degli ufficiali del 15° sono oggi negli alti Comandi della Forza Armata, molti colleghi ed amici sono in pensione, tutte persone che vedo durante i nostri raduni sia presso il locale dell’ex “Cadavere” oppure in occasione delle feste in seno al nostro “Gente del 15°”, altra iniziativa che sta prendendo quota, come si dice in gergo.
Cuccu con la sua “alla stasciun de bergam…”, Di Lorenzo con “Ciuri-ciuri”, Ancora (chi l’ha visto) con la sua Frida, Giuann Giordano (altro scomparso) con le sue poesie napoletane, Generosi (uomo di multiforme ingegno) con i suoi cigarillos, Votantonio Berardo in american graffiti (ora passato ai cugini del 31° col mercato di novembre), Roda (tomber de femme) con la sua atavica fame in senso lato, Calzetta in “quà si butta”, Donà delle Rose ed il suo vino che nascondeva a ragion veduta, Menna con la sua costante presenza al tavolo, Giuann e la sua “squadriglia all’attacco”, Fefè Morra e la sua creatura cinese; il “compare” Barni e la sua cucina romanesca ed etnica; “Scarafone” Bonanni ed il suo anello che ostentava all’indice della mano destra; imperavano Bettanello, Cioffi e Catini: negli hangars si poteva mangiare per terra, nonostante la fucina della manutenzione.
Di sera si raccontavano mille storie come quella epica di Carmelo Donnarumma, che avrà rivisitato mille volte, raccontando con tanto di mimica facciale un episodio che lo vedeva protagonista di un trucco per giustificarsi di un’assenza a scuola.
In sintesi, aveva assunto un cocchiere che aveva presentato al Preside come il padre; il caso ha poi voluto che il padre – che era un capostazione – si era presentato il giorno dopo a chiedere il rendimento scolastico del figlio…”ma come – diceva il preside – ieri era cocchiere ed oggi è ferroviere?”…
Una sera gli specialisti che si erano attardati per una manutenzione, cenarono insieme all’equipaggio d’allarme, guarda caso, e fu così che ci si ritrovò in una serata di vena musicale, ma non avendo strumenti Giovanni Pinardi (Pinardone nostranum, specie in estinzione) imitò il suono particolarissimo di un trombone di sua inventiva, agitando mani e gambe e suscitando un oceano di risate; prima di andare a dormire non c’era migliore antidepressivo!!

All’85° Gruppo si succedevano i nostri migliori prodotti, da Nello Barale a Gianni Cuccu; da Gigino Ancora ad Ottavio Di Lorenzo; da Trinca a Clemente Aniello fino a Calzetta e Romanini, mentre i gruppi di Brindisi, Rimini e Trapani cominciavano a funzionare a tutta birra ed anche qui superando le difficili “mentalità locali” e dove piloti, specialisti ed ARS ricevevano il miglior personale a disposizione, creavano nuove realtà e facevano un numero incredibile di interventi reali.

A Ciampino, il team degli istruttori di specialità teneva a battesimo nuovi equipaggi.
Ci fu una buona infornata di piloti, tra cui il giovane “Spillo” Sergione Ivaldi, già individuato come figlio naturale della grande tradizione dei piloti del soccorso, al quale facemmo da autista e paggetto al suo sposalizio, io autista e Mario paggetto
Non solo lavorammo, ma al pranzo entrambi fummo ferocemente redarguiti” dalle rispettive mogli a causa del ritardo al pranzo di nozze!!!!??? Sergio non ha mantenuto le promesse.

“Ab initio”, alla SV c’era Pasquale Aveta da Castellammare di Stabia, padre amoroso di una banda di figli ed adorabile marito, il quale avrebbe voluto assaggiare l’”Amaro della quaglia” che mastro Gigino Palma “la seppia” preparava con le sue manine…diceva di stritolare tutto ed imbottigliare il succo… suscitando non poco ribrezzo, tanto che l’Aveta s’informò se c’erano anche le penne ed ossa di quaglia!!!
Un uomo veramente eccezionale ed anche per la sua dialettica a mitraglia infinita ma, soprattutto, per la sua simpatia ed il suo calore umano ed ancora di più assai, per la sua zuppa inglese veramente irrinunciabile.
E l’elenco degli occhiali per le aerovie?… Ci fu un avviso al gruppo che erano in distribuzione…i primi a presentarsi per essere inseriti nel fantomatico elenco: Ceccopeppe ((M.llo Ceccarelli)) e Vocione!!!

Orari di lavoro che non erano “straordinari” ma ciclica vita di un reparto che voleva “essere e divenire”

C’era un ufficiale tecnico veramente competente, il piccolo grande Panella dagli occhi azzurrissimi – non s’offenda nessuno è puro affetto -; c’era gente che sapeva dire di no; c’era gente disposta a ficcare la testa sott’acqua per mettere una spina al carrello dell’elicottero, pur non sapendo nuotare ma con la fiducia nell’altro, come successe a Menna nel lago di Bracciano, dopo che un elicottero aveva impattato con violenza per un atterraggio un poco audace.

Chi altro, fatemi ricordare, Gennari, ma come no! sempre nell’ufficio con la sua calma rassicurante ed il suo sorriso gentile ed allegro. Pensate che durante una festa di Gruppo, volevamo immolarlo ad una divinità pagana, pur di levarcelo di torno.
La festa al dio “fa tù”, con statue prese in prestito a Cinecittà, dove suscitammo la corposa invidia dei cugini del 31° e di tutto la massa di benpensanti dell’Aeroporto.
Dopo alterne vicende, con Pastorino, detto “piscatore ro’ mar e pusillipo”, ci fu un ritorno importante come Pomponi e con de Liguoro “importato da Pisa”, poi venne il grande Nello, ma si Barale, è stato una vita con noi e non poteva mancare all’appuntamento col comando.

Sempre all’85° gruppo, venne Aniello Clemente che ben lavorava per tenere sempre unito il carro, un caro e fraterno amico di tutti; poi venne “il biondo” Romanini, quindicesimo doc, impegnato nella mega costruzione di una casa dal sapore di colosseo e tanti altri fino al Manzo “imported”((Importato dalla Sperimentale)) ed a “Vittò Mulas.

Al Gruppo organizzammo una festa mascherata per un carnevale, con annessa la baby sitter per i bimbi; ci fu una partecipazione notevole ed avemmo occasione di conoscere le famiglie di tutti; in quella occasione troneggiava una porchetta intera in bella vista, come si dice oggi; il caso volle che mancò l’energia elettrica in aeroporto a causa di un temporale che durò una ventina di minuti: il tempo per far sparire l’intera porchetta di cui non rimase neanche un orecchio, al buio!!! tutti mascherati chi da gentiluomo (il capo), chi pazzariello (Ancora), chi da frate (Di Lorenzo), chi da scozzese (pilly Pilone) e chi da arabo (Cuccu), chi con la testa a mo’ di computer (Trinca), chi da povero esquimese isolato (Generosi), ecc.; ognuno aveva scelto il prolungamento della propria personalità: il 15° era bravo anche nel “fare” le feste.

Da noi sono passati anche quelli dei Canadair; nonostante tutto riuscimmo ad integrare una parte di equipaggi, ma già si vedeva che erano di altri orientamenti.
Un mattino, al bar di gruppo, dicemmo con il nostro “serio dialogo professionale”, che durante un ammaraggio per caricare acqua, il Canadair aveva risucchiato anche un sub, che poi era stato trovato in Sardegna…ci fu un casino, giornali, interpellanze, giudice militare, servizi segreti, lo SMA…povero Comandante…era solo uno dei soliti serissimi e professionali dialoghi innescati al bar di gruppo da Gigi Bravo, adesso lo posso dire. Il Col. Pomponi ci dava la caccia perché ben conosceva la ciurma.

Facemmo un anniversario dei 50 anni del 15° che è rimasto epico, con la città di Roma paralizzata ma entusiasta della festa. Fucci & Felli Srl, furono incaricati di offrire una rosa con distintivo alle signore; si diressero entrambi verso il Capo di SMA, stavo per svenire, il Gen. Cottone ci avrebbe fucilati; meno male che si corressero con una rapida virata: fu un successo enorme, in Aeronautica non si parlava d’altro.

Insomma ci siamo fatti le ossa, lavorando con una motivazione che tutti condividevamo, un obiettivo comune: lavorare, crescere e stare bene insieme, un triangolo perfetto, direbbe un noto studioso di relazioni umane, un tale Stainback: amore, passione e comune progettualità.

C’era una caratteristica però che saltava agli occhi subito: tutti quelli che venivano assegnati al 15° avevano già una predisposizione genetica alla tavola: questa caratteristica in Cerantonio si scoprì fin dal primo giorno di assegnazione, esaltando doti personali di “zitto e mangia”.


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